Strega, nessuna magia: cinquina annunciatissima

Al Premio Strega passano in finale Avallone, Sorrentino, Pennacchi, Nucci e Pavolini. Il resto è rassegnazione

Strega, nessuna magia: cinquina annunciatissima

Tutto come previsto, tutto come da copione. È andata come doveva andare al primo vero collo di bottiglia dello Strega. Il passaggio dalla «dozzina» di autori (erano in corsa sino ad ora: Paolo Sorrentino, Silvia Avallone, Antonio Pennacchi, Lorenzo Pavolini, Matteo Nucci, Rosa Matteucci, Angela Bubba, Barbara Garlaschelli, Beatrice Masini, Sebastiano Mondadori, Raul Montanari, Francesco Recami) alla così detta «cinquina». Insomma quel passaggio con cui i quattrocento Amici della domenica finiscono inevitabilmente per scontentare qualcuno.

Ora chi doveva passare è passato: Silvia Avallone 62 voti (Acciaio, Rizzoli), Paolo Sorrentino 55 voti (Hanno tutti ragione, Feltrinelli), Antonio Pennacchi 54 voti (Canale Mussolini, Mondadori), Matteo Nucci 50(Sono comuni le cose degli amici, Ponte alle Grazie) e Lorenzo Pavolini 45 voti (Accanto alla tigre, Fandango).

Quest’anno il nodo del contendere si avvilluppava attorno al voto degli studenti delle scuole romane. Due giorni fa hanno decretato come miglior libro quello di Raul Montanari: Strane cose domani (BCDalai editore). Il libro non era favorito per la cinquina essendo in pole position altri titoli e altri autori con le spalle editorialmente più coperte: Avallone, Pennacchi o Paolo Sorrentino. E infatti.

Rimangono fuori anche gli editori Elliot, Frassinelli, Fanucci, Instar, BCDalai, Sellerio. Esclusa anche l’autocandidata Rosa Matteucci non supportata da Bompiani che ha fatto confluire i suoi voti sulla Avallone. Eppure il parere degli studenti nelle ultime edizioni ha influito, a partire dalla Solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano. Ecco allora il brivido «outsider» che ha fatto tremare i favoriti ma non i favoritissimi? Non sembra. Già parlando prima della votazione con Matteo Columbo di Ponte alle Grazie (gruppo Gems), in corsa con Sono comuni le cose degli amici di Matteo Nucci, era abbastanza chiaro che si scherza coi fanti (gli studenti) ma non con i santi (i calcoli editoriali). «Noi del gruppo Gems non siamo fortissimi come numeri di base ma i presupposti ci sono... Gli studenti? Ci sono giurati di scuderia e giurati che si spostano, ma non credo che gli studenti cambino qualcosa». Quanto alle speranze che circolavano in BCDalai: «speriamo di vedere i fuochi artificiali stasera...». Pie illusioni come previsto da Montanari (lo abbiamo sentito prima dei risultati): «Quando ho visto il voto degli studenti mi sono sentito il vincitore morale del premio. Quel voto è pulitissimo. Quanto a non essere in cinquina: lo sapevo da un pezzo. Ho sempre immaginato che lo Strega fosse soprattutto una battaglia tra case editrici. Ma non immaginavo così... Ho chiamato giurati che conosco chiedendogli se avessero letto il mio libro, la loro opinione. Tutti, ma dico tutti mi hanno risposto: “Lo leggo con piacere ma il mio voto l’ho promesso a tizio o caio”. È da un mese e mezzo che sento parlare di chi vota chi, mai di libri...».

La pensa così anche Lorenzo Pavolini, anche se la prende con più allegria, essendo tuttora in corsa con il suo Accanto alla tigre (Fandango). «Il premio Strega è per l’editoria italiana quello che la girga (assemblea dei capi tribù ndr) è per gli afghani... È un rito un po’ tribale fatto di alleanze. Detto questo per gli autori e importante esserci. Anche perché le recensioni non esistono più... Sui giornali si va con i litigi o con i “casi” editoriali. Quindi meglio esserci, se non c’ero lei mica mi chiamava...».

Ci mette un po’ più di veleno Francesco Recami (non per niente scrittore bravissimo a descrivere vicende crudeli come nel suo Prenditi cura di me, Sellerio): «Sono arrivato al premio con la

stessa attitudine che ho adesso: sperare il massimo aspettarsi il minimo. Quanto al voto degli studenti credo che abbiano influito più le “comparsate” degli autori che i libri... Anche quello è un meccanismo da rivedere».

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