Domani accadde

Lo stridio di freni, il botto e la locomitiva finisce a testa in giù

Il 22 ottobre 1895 un treno entrato alla stazione di Montparnasse non riuscì a fermarsi, attraversò l'atrio, sfondò la facciata e finì in strada, 10 metri più sotto. Rimase così quattro giorni. Diventando l'incidente ferroviario più famoso al mondo

Lo stridio di freni, il botto e la locomitiva finisce a testa in giù

Una locomotiva a vapore penzoloni da un muro sfondato, attorno uomini in cilindro, palandcrane nere e grossi baffi a manubrio, osservano lo strano spettacolo. Siamo a Parigi, stazione Montparnasse, il 22 ottobre 1895: pochi istanti prima l'espresso 56 non era riuscito a frenare, aveva attraversato l'atrio, sfondato la parete e concluso la sua corsa dieci metri più sotto. Incredibilmente contenuto il bilancio delle vittime: illesi passeggeri e personale viaggiante, perse la vita «solo» la proprietaria dell'edicola mentre una passante rimase leggermente ferita. Il treno rimase poiin quella posizione per quattro giorni prima di venire rimosso, diventando così metà di curiosi ma soprattutto di tanti fotografi, attirando in quelle ore, forse più scatti della torre Eiffel.

Poche immagini per raccontare cosa accadde quel giorno di poco meno di 120 anni fa attorno alle 16 quando il treno proveniente da Granville, comune della Bassa Normandia a circa 300 chilometri dalla capitale, fece il suo ingresso in stazione. Raccontano le cronache che alla guida c'era un certo Guillaume Marie Pellerin, macchinista con alle spalle 19 anni di onorato servizio. Quel giorno però era partito con un ritardo di 9 minuti che lui volle recuperare a tutti i costi. Mantenne pertanto un'andatura sostenuta durante tutto il viaggio e probabilmente fece ingresso in stazione troppo veloce. Il capo treno Albert Mariette azionò il freno d'emergenza Westinghouse, ma non funzionò. Provò con i freni della locomotiva, ma furono sufficienti solo a rallentare il convoglio. Il 56 continuò inarrestabile la sua corsa, sfondò i respingenti, proseguì per 30 metri attraversando l'atrio, sfondò una parte spessa 60 centimetri e precipitò in strada, dieci metri più sotto.

Come si vede dalle immagini, il tender rimase sul piano ferroviario, dietro due vagoni per bagagli, il postale, poi otto carrozze passeggeri con 131 viaggiatori e un ultimo vagone bagagli in coda. Tutti illesi. Ci fu però ugualmente una vittima, travolta non dalla locomotiva ma da una pezzo di muro staccatosi dalla facciata. La donna si chiamava Marie-Augustine Aguilard e si trovava solo casualmente all'interno dell'edicola: stava sostituendo il marito ammalato. Il suo funerale fu poi pagato dalla compagnia ferroviaria che provvide anche ad assegnare una rendita ai suoi due figli. La locomotiva, quasi intatta, rimase poi quattro giorni sospesa prima che si riuscisse a rimuoverla, diventando metà di curiosi e soprattutto fotografi che immortalarono il curioso incidente. Ci fu anche un inchiesta e un processo che terminò con la condanna del macchinista a due mesi di prigione e al pagamento di 50 franchi, mentre il capotreno se la cavò con 25 franchi di ammenda.

La vecchia stazione rimase poi in servizio per un altro mezzo secolo o poco più, poi venne abbattuta e ricostruita. E non era neppure la prima volta. Edificata nel 1840, e inizialmente denominta Gare de l'Ouest -Rive gauche, già prima dell'incidente venne sostituita da un altro fabbricato. Nelle sue sale il 25 agosto del 1944 passò un altro pezzo di storia: qui infatti si arrese agli alleati il generale Leclerc di Dietrich Von Choltitz, governatore militare di Parigi, che aveva disobbedito all'ordine di Hitler di distruggere la città. Negli anni sessanta la gare Montparnasse venne nuovamente demolita e al suo posto sorse un enorme edificio in cemento e vetro. La nuova stazione si trova però un centinaio di metri più indietro rispetto la collocazione originaria, dovendo inglobare anche le fermate delle linee 4 e 12 della metropolitana. Negli anni Novanta ha subito un nuovo intervento per poter diventare capolinea del Treno ad alta velocità «Atlantique», capace di superare i 300 chilometri all'ora.

Nella speranza che un incidente come quello del 22 ottobre non debba ripetersi, perché a quella velocità chissà dove si fermerebbe quel bolide.

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