Enrico Lagattolla
da Milano
Se sui campi di serie A non cè più tempo per contestare-sfottere-ironizzare, su quelli di B restano ancora 180 minuti. E guai a lasciarseli scappare. Ieri, i primi 90 della penultima di campionato. La «Rubentus» - come qualcuno lha ribattezzata - è il bersaglio fin troppo facile. Ma nessuna pietà, il tifoso che non sia bianconero ha il dente avvelenato da tempo immemore. Quindi, libero sfogo in libero stadio.
Pescara-Atalanta, stadio «Adriatico». Fronte bergamasco, uno striscione invita a provvedimenti disciplinari senza via duscita. «La passione popolare truffata e ingannata! Radiamoli!!!». Sponda del tifo abruzzese che ribatte mirata su «Big» Luciano, perché «Moggi il numero da lei chiamato non è attivo», dove la «C» di «chiamato» è scritta in maiuscolo e in rosso, e linvito alla Vecchia Signora a ripartire dalle più umili delle categorie non viene affatto sfumato.
E se la serie cadetta non basta, vale pure una inferiore. Grosseto-Torres, andata dei play off di C1. I tifosi maremmani non se la lasciano scappare. Pronta lironia sulle presunte liaisons tra la Torres, «Belzebù» Moggi e Giuseppe Pisanu lex ministro degli Interni. «Siamo amici di Pisanu, perché ci perquisite?», domandano i tifosi agli agenti che li perquisiscono allo stadio. E ancora, dagli spalti, a ogni giocata sbagliata degli uomini di Cuccureddu sale il grido «chiama Pisanu», o «ditelo a Moggi». Lo striscione, poi, riassume: «Come cambiano le tradizioni sassaresi, ieri formaggi, oggi for...Moggi». Per la cronaca, la partita va ai toscani, con gol del bomber Russo. Manco a dirlo, uomo Gea.
E «Pisanu intercettato» arriva anche sugli spalti dellArezzo, che affronta il Cesena. Ma i tifosi ne hanno anche per lex re del bar sport.
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