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Sci: Sofia Goggia trionfa nel supergigante di Beaver Creek
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Gli studenti piangono per il prof

Caro Massimiliano Lussana, innanzitutto una nota personale per te: grazie. Da lettrice de il Giornale e da mamma sono orgogliosa di leggere il tuo articolo rivolto al bambino che è morto a Genova a causa del pessimo comportamento dei genitori. Le tue sono parole molto toccanti e sapere che provengono da un Direttore di quotidiano valgono il doppio.
Sono sincera, da quando ho appreso la notizia, che non è purtroppo né la prima né l'ultima di questo genere, sulla morte forse da infanticidio di bambini così piccoli, sono rimasta scioccata, ferita nel cuore, sorpresa nel fare mille preghiere per tutti i bambini come il mio affinché stiano sempre bene e non vengano coinvolti in questi terribili ed assurdi incidenti.
Ahimè, a nostra insaputa, già esistono troppi bambini appesi a un filo di vita negli ospedali come il Gaslini a causa di malattie gravi, che purtroppo non dipendono da nessuno se non dalla natura che a volte si dimostra ingrata. Creare gravissime condizioni di salute a questi piccini ignari di tutto o quasi, questi esserini che vivono per noi, per noi mamme e papà, non dico apposta ma a causa della propria vita gestita in maniera sregolata ed irresponsabile è un vero reato che va punito senza remore, anche se è possibile che in alcuni casi tali incidenti non vengano provocati deliberatamente. Resta il fatto che alla base esistono errori di fondo da parte dei genitori che prima di diventare tali dovrebbero avere e sentire l'obbligo di farsi un grosso esame di coscienza per capire se si sentono in grado di assumere l'arduo compito di genitore che non è solo quello si spupazzarsi il pargolo prima nella culla e poi a spasso.
Sono d'accordo con te quando sostieni che ognuno di noi dovrebbe riflettere e ponderare su tutto ciò.
Al contrario, pare che per vari motivi tutti noi in generale siamo sopraffatti dagli eventi, ci facciamo investire passivamente dalla routine, dalla quotidianità, che, specialmente se vissute in maniera frenetica, negano all'uomo la libertà di vedere prima di tutto gli aspetti positivi della vita. Pensiamo ad esempio a coloro che lavorano in e per Associazioni no profit, Onlus, di volontariato, o presso le varie Croci che curano il servizio ambulanze, oppure a coloro che individualmente pongono il senso dell'altruismo sopra ogni cosa. Queste persone costituiscono un intero popolo talmente sono numerose e ci insegnano, con un gesto, una stretta di mano, un aiuto, un conforto, una mano sempre tesa verso gli altri, con modestia ed umiltà, ad amare la vita, come fa lo sguardo innocente di un bambino. Se solo imparassimo a sorridere di più come loro, sarebbe una conquista.
Non vi è nulla di più bello di un sorriso sincero e luminoso perché pieno di gioia di un bambino. Chi sorride e chi riceve il sorriso emana felicità, serenità, tutti sentimenti fondamentali per una tranquillità interiore.
Se solo si riuscisse a vivere con lo scopo di raggiungere la libertà, la bontà, il bene comune, l'amore forse metà delle menzionate tragedie potrebbero essere evitate.
Grazie con i miei più affettuosi saluti.
Roberta Bartolini
2222
Orrore. Non si può provare altro che orrore di fronte alla notizia del piccolo Alessandro tragicamente ucciso in questi giorni a Genova. Di Alessandro ignaro delle sostanze stupefacenti che possono alterare le persone, ignaro dei comportamenti deviati che un genitore può arrivare ad avere. Di Alessandro ignaro del male che può esserci nella vita. Non sappiamo ancora la dinamica dell'omicidio ma sappiamo che lui non c'è più e con lui si è spento il dolce sorriso delle sue fotografie. È una storia orrenda ma è anche una storia di solitudine di quelle che vediamo tutti i giorni presso i nostri Centri Aiuto alla Vita. Donne che incontrano persone sbagliate e che abbracciano il dono della maternità in mezzo alla solitudine e all'emarginazione. I compagni, proprio come nel caso del padre di Alessandro, scompaiono, abbandonano «il campo» e con un coraggio da far invidia, si danno alla fuga e si rendono irreperibili... Ma il dramma più grande di queste mamme, che nonostante tutto decidono coraggiosamente di non abortire, è la solitudine. Lasciate sole, alle volte, anche con un figlio tra le braccia rischiano di percorrere strade pericolose. Questo è successo alla mamma di Alessandro. Sarebbe troppo semplice accusare e basta. Sarebbe scontato. Occorrerebbe avere il coraggio di guardare oltre il velo di quella cocaina micidiale e ci si renderebbe che conto che la storia di Katerina è carica di drammaticità. Queste madri dovrebbero essere affiancate giorno dopo giorno, perché il percorso che hanno deciso di intraprendere, senza il padre del bimbo e magari senza una famiglia alle spalle, può essere davvero faticoso. Quando da noi, al Centro Aiuto per la Vita, arrivano mamme in questa situazione, cerchiamo subito un colloquio con la psicologa, poi le indirizziamo presso i Servizi Sociali del Comune di residenza in modo che anche gli uffici preposti a questo compito siano messi al corrente della situazione. Le «affianchiamo» costantemente facendo noi volontari i «cani da guardia» per monitorare l'effettiva presenza degli operatori pubblici e perché sappiamo che hanno bisogno, anche, di essere guidate e sostenute. Ad agosto scorso abbiamo già denunciato lo stato di abbandono in cui versa la maternità a proposito del caso di Sabrina Ricci, lo ribadiamo adesso con la morte del piccolo Alessandro. Le cose non si risolvano sempre in modo facile, ma siamo certi che, se i Servizi Sociali presenti sul territorio svolgessero in maniera capillare il loro compito, magari in sinergia con i reparti ospedalieri di maternità, qualche volta, certi drammi potrebbero essere prevenuti con maggiore efficacia.
Ginetta Perrone
Vicepresidente Centro Aiuto
vita ingauno
2222
Carissimo Massimiliano, sono ancora più orgogliosa di far parte della famiglia del Giornale per come avete trattato la vicenda del piccolo Alessandro e per quello che sei riuscito a trasmettere con il tuo articolo. Anch’io ho pianto lacrime silenziose, che non pensavo di possedere più. Grazie ancora di tutto e ti abbraccio forte,
2222
Caro Massimiliano Lussana, caro Giornale, grazie per le tue e le vostre parole su Ale. Un bimbo innocente che muore per le violenze familiari è un fatto che non deve trovare giustificazioni ed attenuanti nell’uso di droghe.

E ci sono gravi responsabilità da parte di chi non ha visto o voluto vedere che questa ragazza non era in grado di allevare da sola il proprio figlio. Alessandro è morto anche per l’indifferenza di chi è stato sordo e cieco. Se chiudo gli occhi sento ancora il suo pianto straziante e non mi dò pace che sia potuto morire così.
Tiziana Notarnicola

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