Gli studi sulla formazione sollecitati dalle norme europee

Non è uno spreco di denaro pubblico, né un esercizio inutile ai fini dello sviluppo dell’occupazione, monitorare i corsi di formazione professionale tramite un nuovo modello regionale finalizzato alla rilevazione degli esiti delle attività svolte: lo sostiene con forza e, soprattutto, con assoluta convinzione, l’assessore Pippo Rossetti, dopo la «contestazione», verbale ma fermissima, che gli è stata indirizzata dal capogruppo del Pdl in consiglio, Matteo Rosso. Il quale ha levato alta e forte la protesta, riportata anche su queste pagine, all’indomani dell’approvazione da parte del consiglio regionale del «progetto operativo di valutazione e monitoraggio delle politiche formative e del lavoro», affidato all’Agenzia Liguria Lavoro, ente strumentale della Regione Liguria, a un costo complessivo di 135mila euro.
Il giudizio del capogruppo del Popolo della libertà era stato drastico: «È il solito aiuto agli amici degli amici. In sostanza: si danno soldi a un gruppo di lavoro che studia il fenomeno-occupazione per concludere che in Liguria c’è poco lavoro. Meglio sarebbe - aveva insistito Rosso - impiegare quei fondi, non indifferenti, per progetti più adeguati a creare sviluppo, magari nel campo dell’imprenditoria femminile».
La replica di Rossetti è corredata da un faldone di documenti, delibere, dati statistici indispensabili, a suo giudizio, per rendersi conto di un fatto incontestabile: «L’attività di monitoraggio è svolta ai sensi delle normativa europea, che cofinanzia i progetti e richiede il puntuale adempimento delle verifiche dei corsi per accordare nuovi finanziamenti. Inoltre - precisa ancora Rossetti - lo stesso Comitato di sorveglianza non solo ha sempre approvato, ma addirittura sollecitato la procedura».
Insomma: secondo l’assessore alle Risorse finanziarie, al Patrimonio e alla Formazione, i soldi sono spesi bene, anche per il fatto che «il progetto appena approvato rappresenta l’evoluzione di quanto fino ad oggi realizzato, ed è finalizzato a una migliore tempestività e completezza del dato».

Ovviamente con l’auspicio, cui non abbiamo difficoltà ad associarci, che tutto concorra non solo alla conoscenza più approfondita del mercato del lavoro, ma in qualche modo anche e soprattutto alla creazione e allo sviluppo di posti di lavoro.

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