Cronache

Stupore e sgomento dei vicini di casa: «Hanno colpito una persona per bene»

(...) La linea del tabaccaio è stata quella più seguita da tutti vicini, per nulla restii a parlare ma accomunati dal «non ho visto e non ho sentito niente». «È stato un caso che non mi sia trovata nei pressi della sparatoria perché è avvenuta in una zona dove solitamente al mattino porto fuori il cane», ha dichiarato l'anziana vicina di casa che ha portato a passeggiare il suo cagnolino Rudy al pomeriggio. Niente di sentito e niente di visto nemmeno dalla residenza studentesca di via Asiago, a pochi metri in linea d'aria dal luogo dov'è avvenuta la sparatoria. «All'ora dell'attentato erano aperte anche le aule di studio per i ragazzi che vengono da fuori, ma nessuno ha segnalato di aver sentito gli spari - ha spiegato la segretaria della residenza Arssu -. Anche io ho appreso tutto da internet e non ho visto né sentito nulla». Calati da un'altra realtà, invece, sono parsi alcuni soci del circolo Zerbino, che comprende campo d'atletica, tennis, bocce, e circolo ricreativo frequentato soprattutto da pensionati. «Non abbiamo sentito niente perché eravamo chiusi - hanno spiegato alcuni soci -. Non sapevamo neanche che l'attentato fosse avvenuto in via Montello, avevamo capito in zona ma non così vicino a noi».
Argomento che ha scaturito maggiore eloquenza è stato invece il dipingere un quadro descrittivo di Adinolfi. «Sono rimasta shoccata che abbiano voluto colpire Roberto perché è una persona per bene, onesta, educata che non si perde in chiacchiere e che non dà spazio a chiacchiere sulla sua persona», ha commentato una pensionata. «È molti anni che vive qui con la famiglia e sono ben visti da tutti, la notizia ci è arrivata come un fulmine a ciel sereno», ha aggiunto un'altra signora residente in via Montello. Mancavano ancora 4 ore alla chiusura delle votazioni quando la notizia ha fatto irruzione nel seggio di via Montaldo: «In via Montello c’è stato un attentato, hanno sparato a un dirigente Ansaldo». In un attimo la notizia ha sconquassato l’aria un po’ sonnolenta che in quel momento caratterizzava i seggi della scuola media Bertani Ruffini, a pochi metri da dove Adinolfi è stato gambizzato. In un attimo crocchi di persone si sono formati davanti alle tre classi dove si stava votando. Le operazioni si sono quasi interrotte, la gente si è messa a discutere e un sospetto collettivo ha attraversato tutti i presenti: a Genova sono tornati gli anni di piombo, un salto indietro di più di 30 anni. Nel provare a individuare il perché gli attentatori abbiano voluto colpire proprio Adinolfi, è un anziano signore residente a pochi metri dall'ad di Ansaldo Nucleare ad avere - apparentemente - le idee più chiare. «Io ho già visto tutto con l'attentato a Castellano nel 1977. Non bisogna però fare l'errore di credere che l'obiettivo fosse solo l'Ansaldo - ha teorizzato il vicino -. C'è tanta disoccupazione, paura, la crisi che dilaga e le elezioni.

Secondo me bisogna considerare tutti questi fattori e alzare la guardia».

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