Stuprò la badante, il sindaco lo sfratta dalla casa «popolare»

CONTRATTO Il tribunale gli dà torto: «La casa non può essere usata per attività illecite»

MilanoNiente casa al presunto stupratore. Cacciato dalla casa «popolare» per ordine del sindaco. Succede a Sesto san Giovanni, la «Stalingrado d’Italia», hinterland di Milano.
È stato, infatti, respinto il ricorso dell’uomo sfrattato dall’abitazione che gli aveva affittato il Comune dopo essere stato indicato come l’autore della violenza sessuale ai danni di una badante ucraina di 36 anni. Il cinquantatreenne si era rivolto al tribunale amministrativo regionale chiedendo di poter rioccupare l’alloggio di via Marx, la casa dove secondo la denuncia della donna si era consumata la violenza.
Il Tar della Lombardia però gli ha dato torto avallando la decisione del primo cittadino di Sesto San Giovanni e dell’amministrazione comunale che lo scorso febbraio gli aveva revocato l’assegnazione della casa comunale proprio a causa della sua «disavventura» giudiziaria. A quanto pare un caso unico, forse il primo in Italia, e che a Sesto San Giovanni nei mesi scorsi ha già fatto molto discutere tra chi si è dimostrato d’accordo con la decisione dell’amministrazione e chi ha espresso perplessità sull’aspetto giuridico del provvedimento.
Secondo il racconto della donna, il reato era stato commesso proprio all’interno dell’appartamento e la decisione della Giunta, all’indomani della denuncia dell’ucraina, non si era fatta attendere. Pochi giorni dopo era così stato notificato lo sfratto per uso improprio dell’abitazione.
Secondo quanto raccontato dalla vittima, lo scorso febbraio, la donna, sposata, era stata contattata dal cinquantatreenne che le aveva fatto credere di essere in cerca di una persona che potesse curare l’anziana madre. L’ucraina, nel tardo pomeriggio, era così andata nell’abitazione di via Marx per sostenere il colloquio di lavoro.
Più volte il marito l’aveva contattata telefonicamente chiedendole di «stare attenta», come se presagisse qualcosa. Quando, dopo una breve conversazione con il presunto datore di lavoro, la badante ha chiesto di conoscere la «nonna» che avrebbe dovuto curare, l’inganno è venuto allo scoperto. Sempre stando al racconto della vittima, il cinquantaduenne l’avrebbe bloccata abusando di lei. L’ucraina si era poi rifugiata in bagno, barricandosi dentro e rifiutandosi di uscire. A quel punto lo stesso aggressore aveva chiamato un’ambulanza sostenendo che la donna si sentisse male. Poi era arrivata anche la polizia.
Nei giorni successivi, quindi, la decisione della giunta di Giorgio Oldrini, venuta a conoscenza delle accuse formulate nei confronti del pericoloso inquilino, di sfrattarlo.
A seguito del provvedimento del Comune, l’accusato aveva fatto ricorso, chiedendo una sospensione dell’esecuzione del provvedimento e un ritorno immediato nell’alloggio popolare.
Il Tribunale, invece, con un'ordinanza depositata il 5 giugno, ha respinto la domanda di sospensione. La decadenza dall'assegnazione dell'alloggio, infatti, secondo i giudici può essere disposta dal Comune nei confronti di chi «abbia usato - o abbia consentito a terzi di utilizzare - l'alloggio o le sue pertinenze per attività illecite che risultino da provvedimenti giudiziari e/o della pubblica sicurezza».


«Sono molto soddisfatto – ha spiegato il sindaco Giorgio Oldrini - perché i giudici hanno dichiarato del tutto legittimo il provvedimento col quale abbiamo deciso di espellere il violentatore dall’appartamento comunale nel quale aveva consumato i suoi odiosi reati».
Dal Comune hanno più volte sottolineato, infatti, come «solidarietà e legalità debbano andare di pari passo».

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