Stupratore seriale, anche un video l’accusa lui nega: "In cella per quel mio vecchio sbaglio"

Nel ’96 era già finito nei guai per aver aggredito una donna. Un tentato assalto del maggio scorso ripreso dalle telecamere del garage. "L'avevo detto nel '96: non si sarebbe fermato". Marino: "Questione morale nel Pd" e scoppia la bagarre

Stupratore seriale, anche un video l’accusa 
lui nega: "In cella per quel mio vecchio sbaglio"

Roma Gli inquirenti non hanno dubbi: il cerchio si è chiuso, lo stupratore seriale che da aprile terrorizza la capitale è al sicuro, dietro le sbarre. Hanno anche diffuso un video, ieri, in cui si vede un uomo nascosto in un garage infilarsi un passamontagna in testa e tentare di aggredire una donna che aveva appena parcheggiato la sua utilitaria. Le immagini sono state girate da una telecamera di sorveglianza in un garage di Tor Carbone, periferia romana, lo scorso 26 maggio, all’una di notte. Per la polizia quel tipo in camicia jeans e pantaloni chiari che, dopo la reazione della donna, se la dà a gambe, è certamente Luca Bianchini. Ne sono convinti anche i magistrati: ieri la Procura di Roma ha infatti chiesto al gip la convalida dell’arresto del 33enne commercialista romano, coordinatore della sezione Torrino del Pd, e la contestuale emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’uomo, con le accuse di violenza sessuale, sequestro di persona e detenzione di armi da taglio. Su tre casi, gli ultimi, gli inquirenti sono certi della sua colpevolezza. Su altri 15 si cercano conferme e riscontri.
Ma lui, il presunto stupratore seriale, sostiene un’altra linea, diametralmente opposta. Chiuso in una cella nel reparto di isolamento del carcere romano di Rebibbia, Bianchini continua infatti a negare tutto. «Io sarei il mostro? Macché. Ho sbagliato una sola volta nella mia vita, ed è per quello che ora mi trovo qui. Ma non ho violentato nessuno, è un errore, io non c’entro». Calmo, misurato, dopo l’arresto e il trasferimento in carcere il 33enne non è mai crollato. Ha continuato a tenere il punto, a proclamarsi innocente come aveva già fatto dal primo momento con gli agenti, in questura, si è detto del tutto estraneo alle violenze carnali degli ultimi mesi e ai casi irrisolti degli anni passati che gli inquirenti sospettano possa avere commesso. E a ritenersi vittima di un errore per quel precedente del 1996, quando Bianchini allora ventenne fu salvato da una perizia dopo un tentativo di violenza ai danni della sua vicina di casa.
L’uomo che di fronte alla richiesta del suo Dna per tracciarne un profilo genetico non aveva battuto ciglio («Fate pure, tanto sono innocente», aveva detto agli investigatori) due notti fa ha dormito tranquillamente, si è svegliato, ha mangiato, e ha trascorso il suo primo giorno in carcere con quell’accusa terribile sulle spalle senza mai lasciare la sua cella del reparto «Nuovi Giunti», rifiutando l’«ora d’aria». Domani incontrerà il magistrato, per l’interrogatorio di garanzia. Intanto il Pd di Roma, in riferimento al precedente specifico di Bianchini (la tentata violenza del ’96), ha spiegato ieri che «da informazioni desunte dagli organi inquirenti emerge che non c’è alcun riscontro, né nel casellario giudiziario né nei carichi pendenti, dei precedenti giudiziari dell’imputato riferiti dalla stampa».

Non c’era insomma, secondo il partito, motivo che suggerisse di non affidargli quella sezione del Pd. Ma mentre il sospetto stupratore dalla doppia personalità resta in carcere, le polemiche politiche si sono autoalimentate.

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