da Milano
A Emanuele Macaluso, ex dirigente Pci, ex sindacalista, oggi firma del quotidiano il Riformista, la stoccata del direttore dellUnità Antonio Padellaro, proprio non è andata giù. Tutta «colpa» dellinchiesta che ha coinvolto Gianpaolo Angelucci, patron della Tosinvest ma anche editore di Libero e del Riformista. Per la procura di Bari avrebbe pagato una maxitangente allex presidente della Regione Puglia Raffaele Fitto. Se laccusa si rivelasse fondata, limbarazzo per il quotidiano arancione sarebbe evidente. E il fatto che proprio il direttore dellUnità labbia messo in evidenza ha irritato non poco Macaluso. Il quale ieri, dalle colonne del Riformista, ha dato del «sicofante» a Padellaro. «Ieri il direttore dellUnità - scrive Macaluso - anche a Prima pagina metteva in evidenza che gli Angelucci hanno acquistato la testata del Riformista, tacendo che lUnità riaprì i battenti anche grazie a una partecipazione proprio di quegli imprenditori». Macaluso mette i puntini sulle «i» prima dellaffondo: «Non manca qualche sicofante che dimentica il passato o il presente del suo editore e sparla». E ancora: «Non faccio ritorsioni perché non cè nulla da ritorcere, voglio solo dire che leditoria italiana è in mano a imprenditori che hanno rapporti con lamministrazione pubblica e, in questa veste, a volte vengono indagati o imputati».
Ma Padellaro non ci sta e risponde pan per focaccia a Macaluso: «Trovo sorprendente il suo attacco quando, come tutti sanno tranne lui, gli Angelucci non hanno mai fatto parte della Nuova Iniziativa Editoriale (società che edita lUnità) che dal marzo 2001 è proprietaria della testata. Mentre erano soci, come Macaluso dovrebbe sapere, della vecchia Uem fino a qualche mese prima della della drammatica chiusura del giornale».
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