Su Internet nuove minacce all’Italia

Gian Marco Chiocci

da Roma

Dopo l’Inghilterra, l’Italia. Le brigate Abu Hafs Al-Masri che si sono assunte la paternità delle quattro bombe di Londra minacciano il nostro Paese ricorrendo, come da prassi, al web. Agli Stati «crociati», con particolare cura a quello del governo Berlusconi, danno un mese di tempo per lasciare l’Irak. Non un giorno di più. «Dopo di che - scrivono su un sito collegato all’organizzazione - non vi saranno altri avvertimenti e agiremo direttamente toccando il cuore dell’Europa e dando origine a una guerra cruenta e sanguinosa. Gli attacchi riguarderanno altre città crociate i cui soldati sono ancora in Irak. Rinnoviamo l’ultimatum che vi abbiamo precedentemente inviato. E con un altro ultimatum vi diffidiamo a rivedere i vostri rapporti di alleanza con l’America e i sionisti per far terminare il bagno di sangue che attualmente è in corso in Irak, Afghanistan e Palestina». Detto ciò, la stoccata finale: «Colpiremo le città dell’Europa a difesa del popolo musulmano in reazione alle terribili condizioni in cui esso vive dal Golfo arabo al Marocco. I mujaheddin non smetteranno di combattere finchè l’Islam non potrà affrancarsi dall’oppressione e dalla mortificazione».
È presto per dire dell’attendibilità dell’ennesima minaccia delle brigate Abu Hafs al Masri studiata per accrescere paura e terrore. Anche perché non è la prima volta che gli jihadisti on line, riuniti sotto una sigla che si rifà allo pseudonimo dell’egiziano Mohammed Atef, consuocero di Bin Laden - ucciso in Afghanistan alla fine del 2001 - lanciano simili proclami. Che a volte convincono e a volte no. Sempre a luglio, ma dell’anno scorso, via internet proliferavano analoghi messaggi di morte firmati con la medesima sigla. Annunci di varia natura, non tutti originali però, visto che le Brigate con la loro «sezione Europa», sentirono il bisogno di smentire pubblicamente quanto qualcun altro, a loro nome, andava divulgando sul web. L’influenza di Al Qaida sulle Brigate, definite dal Sismi «un network composto da piccoli sotto-gruppi con diversi gradi di associazione-affiliazione ad Al Qaida», sembra comunque aver trovato un minimo di riscontro all’indomani delle elezioni in Spagna allorché, dopo aver rivendicato l’attentato di Madrid dell’11 marzo, ordinarono alle loro «unità europee di fermare tutte le operazioni». Un mese dopo arrivò la videocassetta con Bin Laden che dichiarava una tregua di tre mesi, con ciò corroborando l’idea che la «tregua» delle brigate Abu Hafs fosse stata concordata col Grande Vecchio.
Di minacce all’Italia il megafono di Al Qaida ne ha fatte parecchie, sempre imponendo ultimatum improrogabili. Poi si sono impegnati a rivendicare qualsiasi cosa: dall’attentato al quartier generale delle Nazioni Unite a Bagdad alle bombe contro le sinagoghe di Istanbul fino alla strage di Madrid.

Il primo 2004, però, in un eccesso di zelo le Brigate spiegarono ai loro adepti che il «mujaheddin deve dar vita a piccole formazioni con nomi diversi per rendere più difficile al nemico intercettarle e perseguitarle». Le «Brigate Khalid» sono state scoperte, il probabile bluff delle «Abu Hafs Al-Masri» ancora no.

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