Unaltra stangata in arrivo per i cittadini del Lazio. Lennesima. Inevitabile. I conti della sanità segnano rosso fisso e dallesecutivo regionale non sono ancora arrivate soluzioni convincenti per il ripianamento del debito sanitario corrente. Le voci sullargomento si rincorrono nel palazzo della Regione facendosi sempre più insistenti mentre di accenni di smentita neanche lombra. Anzi, ormai a sentire più di qualcuno sarebbero certi i tempi di intervento. Laumento delle gabelle, di almeno mezzo punto percentuale, arriverà a fine luglio con lassestamento di bilancio previsto e riguarderà le aliquote regionali di Irpef e Irap già incrementate due anni fa fino al 4,5 per cento.
Allora, la necessità veniva «giustificata» dal debito ereditato dalla passata giunta di centrodestra a oggi, la giustificazione scarseggia anche perché sarebbe riferita essenzialmente al disavanzo maturato nel 2007. «Conti alla mano siamo a uno sforamento di 1,7miliardi di euro per lanno appena passato mentre, per il 2008 - fa la somma Donato Robilotta (Sr-Pdl) - dagli stessi tecnici del ministero del Tesoro viene già stimato intorno ai 2 miliardi di euro. Dunque la spesa è cresciuta e il disavanzo annuale è arrivato a livello record perché non cè stato nessun risanamento: né interventi strutturali tali da abbassare o contenere la spesa sanitaria». E su un tema così caldo come il possibile aumento delle tasse a fronte di un disavanzo in abbondante crescita non può mancare la richiesta di un confronto pubblico: «Lunica sede deputata a dibattere in merito al debito della sanità - chiosa Fabio Desideri, coordinatore regionale della Rosa per l'Italia e consigliere del Lazio - è quella che finora è stata emarginata: il consiglio regionale. Il presidente Marrazzo non può continuare a evitare il confronto con laula. Così facendo, tra laltro, fa sorgere più di un sospetto. «Le parole di maniera del sottosegretario Letta, anche in virtù della modifica del Titolo V della Costituzione, hanno il valore di un gentile auspicio, nulla di più, che si esaurisce nello spazio di un amen. Oggi è un altro giorno. E i conti, quelli sì, rimangono. Tutti vergati in rosso».
Inevitabili le preoccupazioni dei sindacati che, con una tale situazione finanziaria, non possono che vedersi allontanare ogni possibilità di regolarizzazione per il personale precario e avvicinarsi invece la scelta di ricorrere a una nuova fase di razionalizzazione della spesa. Tagli compresi. «Se si continua a procedere in modo improvvisato non c'è soluzione alcuna per sanare il deficit. Se si continua con la dilazione decennale e il frazionamento dei passivi alla fine - commenta il segretario regionale della Fials Confsal Gianni Romano - gli interessi pagati negli anni saranno sempre inferiori alla rata da coprire e questo non produrrà alcun beneficio. Piuttosto occorre un piano di riorganizzazione sanitaria che dia risposte economiche immediate dell'ordine dei milioni di euro, partendo dal risparmio sulle spese superflue: consulenze, incarichi di fiducia, appalti e subappalti costosissimi».
Già, ma in questo marasma finanziario generale la Regione avrebbe deciso pure di di farsi carico di nuovi debiti - quelli che già ci sono non bastano -: si tratta di quelli prodotti direttamente dai nosocomi a gestione universitaria.
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