Su le tariffe e addio sconti: Tursi vuole spremere l’edilizia

Così si punta a recuperare un milione di euro Murolo (An): «Soldi sfilati di tasca ai genovesi»

Su le tariffe e addio sconti:  Tursi vuole spremere l’edilizia

Al Comune di Genova tutti i bilanci riescono col buco. Tanto poi, per provare a tapparlo, il metodo c’è ed è sempre il solito. Prendere soldi ai cittadini e buttarli nelle casse finché ce ne stanno. L’ultima «manovra» è passata in commissione e prevede un incasso netto di un milione di euro. Da dove arrivano questi soldi? Dall’aumento delle tariffe, ovvio. Quelle che pagano i cittadini, naturalmente. E pazienza se Marta Vincenzi e compagni avevano garantito che i ritocchi, qualora ci fossero stati, sarebbero stati comunque in linea con gli aumenti Istat. Ma come si fa a intascare un milione di euro in più solo dalle concessioni edilizie, rispettando il tetto massimo dell’1.6 per cento di aumenti? La soluzione arriva, in questo caso, con una magia: Tursi aumenta «solo» dell’1.6 per cento la «tariffa urbanistica sulle concessioni edilizie», ma contemporaneamente toglie gli sconti, le riduzioni fatte per chi investe in aree industriali e nel recupero dei centro storici, per chi fa parcheggi e ridà vigore ad aree dismesse. Oppure alzando la quota degli oneri di urbanizzazione.
La battaglia in commissione è stata subito dura. Il consigliere di An, Giuseppe Murolo ha attaccato al bersaglio grosso, parafrasando il detto della gazzella in Africa: «Ogni mattina un cittadino genovese si sveglia e pensa a come fare a risparmiare qualcosa per arrivare alla fine del mese - ironizza -. Questa giunta ogni mattina si sveglia e pensa a come fare per sfilare qualcosa dalle tasche dei cittadini». La morale è che, assessore o cittadino non importa, la mattina tutti ormai pensano alle tasse che aumentano. Più «romantica» l’obiezione di Beppe Costa di Forza Italia, pronto a offrire alla sinistra l’occasione per ripensarci, usando uno dei suoi temi più cari: la concertazione. «Parliamone almeno prima con le associazioni di categoria, con i gruppi degli inquilini», ha suggerito Costa, sentendosi però sbeffeggiato da chi ritiene la concertazione un vocabolo che la lingua italiana riconosce solo quando a governare sono gli altri. Alessio Piana, capogruppo della Lega, ha tentato la riduzione del danno, consigliando di risparmiare dagli aumenti selvaggi almeno i terreni agricoli abbandonati, sui quali eventuali interventi edilizi sarebbero solo un’occasione di rilancio. Pia illusione, di fronte al rumore degli euro che già frusciavano nella mente degli amministratori genovesi.
La «perla» della giunta è però scritta nero su bianco nella proposta di revisione dei canoni. Sì, perché il Comune non si fa problemi a dire che è un’idea da scontro di classe, tutta una manovra per farla pagare a chi è ricco. «Considerato che i valori del mercato immobiliare nel Comune di Genova sono cresciuti in misura ben maggiore rispetto all’incremento dell’indice dei prezzi al consumo nel periodo 1996/2007 - si legge nella bozza di delibera - e che pertanto, al fine di adeguare i valori della tariffa urbanistica ai valori del mercato immobiliare, si rende necessario procedere a una loro revisione».


Chi ci ha guadagnato con l’aumento del mattone deve essere punito, no? Al di là dell’osservazione che intanto i rincari sulle tariffe verrebbero alla fine fatti ricadere sui cittadini, arriva pronta l’osservazione di Murolo: «Scusate, ma allora, visto che il potere d’acquisto dei salari è diminuito costantemente e in misura pesante - attacca il consigliere di An - allora applicando lo stesso concetto perché non togliete l’addizionale Irpef dai salari?». È necessario riportare la risposta?

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