nostro inviato a Verona
Il convegno è dellUdc, organizzano Giovanardi, Casini e Cesa però non si fanno vedere: Berlusconi sì. Gesto di riguardo verso «il mio collega ex salesiano, con cui ogni anno intoniamo Don Bosco ritorna», un «alleato sincero e leale che in Consiglio dei ministri mi faceva mancare il suo appoggio soltanto quando andava alla toilette». Giovanardi ringrazia, sottolinea che a Verona parlano rappresentanti di Forza Italia, Udc, An e Lega: «Tutti sotto lo stesso tetto, un dialogo che nel centrodestra avviene raramente. Non esiste una squadra che vince senza allenarsi e senza andare daccordo con lallenatore».
La metafora sportiva è un assist che Berlusconi non fallisce. «Dobbiamo essere uniti, uniti, uniti - ripete -. Sono certo che alle prossime imminenti elezioni ci presenteremo assieme non più come coalizione, ma in una federazione dei moderati, un grande partito delle libertà. Nella coalizione il veto di un partito blocca tutto; nella federazione vige la regola della democrazia: unanimità su tutto il possibile; dove si registrano divergenze si vota anche con maggioranze qualificate, e la posizione che vince vale per tutti».
«Cominciamo a federarci tra noi che siamo già nel Ppe - aggiunge Berlusconi -. Forza Italia, Udc e mettiamoci pure la nuova Dc di Rotondi: ununione non tattica ma di valori. Il secondo passo sarà integrare An, che intende entrare nel Ppe; poi toccherà ai partiti minori; infine stipuleremo un patto confederativo con la Lega, che si è già detta disponibile. Si voterà con questa legge elettorale, non credo che i segretari dei partiti rinunceranno al potere di scegliere direttamente i futuri parlamentari».
Berlusconi accenna appena alle divergenze con lUdc nella passata legislatura, sottolinea solo che «se qualcuno ha piegato la schiena quello sono io, ho ancora uno strappo qui dietro». E nel lungo discorso agli entusiasti seguaci di Giovanardi il leader del centrodestra elogia i simboli della Dc, dallo scudocrociato con la scritta «Libertas» ai padri nobili del partito: De Gasperi «al quale mi sono ispirato quando ho riportato lItalia in prima fila nel mondo» e Paolo VI «che definì la politica la forma più alta di carità».
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