Il successo senza età dei suoi reportage

Il successo della scrittura di Oriana Fallaci (1929-2006) è senza età. E non solo quello dei suoi romanzi. Sono soprattutto i suoi lavori più schiettamente giornalistici a mantenere una freschezza, e una vena di cattiveria affascinante, che resta viva nel tempo, nonostante il fatto che questo tipo di scrittura tenda ad invecchiare più rapidamente di quella puramente narrativa. A provarlo senza ombra di dubbio è l’andamento in classifica delle interviste e dei reportage della grande inviata che, quest’anno, Rizzoli ha riproposto al grande pubblico: Il sesso inutile. Viaggio intorno alla donna, I sette peccati di Hollywood e Gli antipatici. Il primo titolo è stato il libro d’esordio della fiorentina realizzato a partire da una serie di reportage, del 1960, sulla condizione della donna in Oriente che uscirono sulle pagine de L’Europeo. Il secondo nacque, invece, dai viaggi americani della Fallaci sulle tracce di una mai realizzata intervista a Marilyn Monroe. Ne uscì però un gustosissimo, e per certi versi feroce, dipinto d’insieme della vita ai tempi delle star.

Ne Gli antipatici, la cui prima edizione risale al 1963, sono invece raccolte una serie di memorabili interviste a personaggi celebri: Ingrid Bergman, Nilde Iotti, Federico Fellini, Catherine Spaak, Gianni Rivera, Salvatore Quasimodo, Alfred Hitchcock, Anna Magnani, Natalia Ginzburg e molti altri. Ed è forse in questi faccia a faccia che Oriana rivela la sua dote migliore: l’implacabile bravura nel duello verbale.

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