«Al Sud spesa pubblica in mano alle lobby criminali»

«Al Sud spesa pubblica in mano alle lobby criminali»

RomaRaffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, lei non si iscrive alla lobby trasversale del Sud?
«Non mi piace come si sta affrontando il tema in questi giorni».
E come è stato affrontato?
«Come se alla pressione della Lega per il Nord si dovesse contrapporre una pressione per il Sud, quando invece al Meridione servirebbe una maggiore coesione nazionale».
Anche lei chiede politiche di spesa pubblica per il Sud?
«No, perché i meridionali non hanno bisogno di strategie di spesa senza che si cambi nulla nella gestione della cosa pubblica».
Cosa c’è che non va nella gestione dei soldi pubblici al Sud?
«Nelle decisioni della politica locale spesso manca il controllo dei cittadini e questo spinge certa politica, certe lobby e anche poteri criminali a una gestione esclusiva della spesa pubblica. Basta pensare quello che è successo in settori vitali come la sanità e gli appalti. Vincere le elezioni al Sud spesso significa prendere in gestione un’attività economica e non fare il bene comune».
Adesso però il leghista sembra lei...
«Non c’è niente di antropologico. Il fatto è che al Sud, spesso, la spesa pubblica è l’unica leva dell’economia, mancano le attività private. Io non sono certamente tra coloro che pensano che al Sud devono essere tagliate le risorse. Le infrastrutture si fanno solo se ci sono i soldi. Il problema è che i risultati si vedono solo se sono spesi bene».
E questo non succede?
«No. Qualcuno dovrà spiegarmi dove sono le risorse venute dallo Stato, quelle dell’Europa e anche le addizionali fiscali che spesso al Sud sono al massimo».
Quindi cosa dovrebbe chiedere un amministratore del Sud?
«Sicuramente deve chiedere che siano confermati i finanziamenti ed averne anche di più. Ma serve trasparenza, soprattutto in settori vitali».
Ha citato la sanità. Ne vede altri?
«Infrastrutture ed energia».
E come si fa a rendere più efficiente e trasparente la spesa in questi settori?
«Con commissari ad acta. Le decisioni devono essere politiche, ma poi la gestione deve essere lontana dai centri della politica. E questo si ottiene solo se si affidano le opere a commissari, scelti tra specialisti, ai quali affidare, chiavi in mano, la realizzazione le opere. Sono sicuro che in questo modo ci sarebbe più trasparenza e più controllo».
Il Sud ha un problema di classi dirigenti?
«È un male diffuso in Italia, ma nel Meridione assume una dimensione più forte. La classe dirigente del Sud non rende conto a nessuno. Proprio perché non ci sono attività economiche private, si tende a gestire privatamente risorse pubbliche, non per produrre qualcosa, ma per spartire».
Cose ne pensa della Banca del Mezzogiorno, fatta con il credito cooperativo?
«Bene, ma solo se fa parte di una strategia generale. Le aziende soffrono anche perché le banche non stanno facendo il loro mestiere. Ed effettivamente quelle locali stanno rispettando i patti più di altre, perché sono legate alle persone e al territorio».
Sempre in tema Sud sono tornate nel dibattito le gabbie salariali. Lei ha già detto che preferisce la contrattazione territoriale. Ma il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani l’ha proposta in aggiunta a quella nazionale e di secondo livello...
«Non si può affrontare il problema sommando tanti livelli di contrattazione. Meglio fare bene il primo e il secondo e per farlo si dovrebbe avere una strategia comune».
E la Cgil non ce l’ha questa strategia?
«È singolare che chieda un terzo livello di contrattazione senza porsi il problema di fare con gli altri il primo e il secondo. Non hanno firmato la riforma e poi non vedo una particolare disponibilità della Cgil alla gestione unitaria del rinnovo dei contratti».
Un altro tema che tiene banco è quello delle ronde. Lei è ancora contrario?
«Sì perché non capisco cosa ci stiano a fare 300mila specialisti.

Poi finiscono per essere pericolose come dimostrano i fatti di Massa. Una persona seria come il ministro dell’Interno dovrebbe darsi da fare, più che per le ronde, per lavorare con noi a come si coordina meglio una sicurezza più efficace».

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