Suez: non cederemo Electrabel a Enel

Il «Financial Times» invita Conti a lanciare l’offerta: «Le buone maniere sono un handicap per conquistare aziende francesi»

Paolo Giovanelli

da Milano

Per il momento la parola passa alle diplomazie, mentre l’Enel, dopo il cda di mercoledì, è ormai pronta al lancio dell’Opa che aspetta solo un chiarimento europeo. Il finanziamento all’Enel per l’eventuale lancio dell’Opa su Suez è definito e la copertura, su un totale di circa 50 miliardi, sarà assicurata per metà da istituti italiani. Secondo Radiocor, Mediobanca (che ha dato disponibilità per 2 miliardi) coordina il pool italiano con Unicredit, pronto a coprire 10 miliardi. Intesa è disponibile per 5 e Sanpaolo per 4; Mps e Capitalia 2 miliardi ciascuna. Ci sono poi sicure tra le straniere, oltre all’advisor Crédit Suisse, Deutsche Bank, Dresdner e Royal Bank of Scotland. Secondo Goldman Sachs, i 50 miliardi pronti per l’Opa metterebbero l’Enel in condizione di offrire 39 euro per azione. Un’offerta per contanti avrebbe un impatto positivo sugli utili Enel del 10% nel 2006 e del 15% il prossimo anno. L’acquisizione di Electrabel, infatti, «permetterebbe all’Enel di avere una gestione più efficiente del proprio bilancio» afferma la banca d’affari.
I tempi per una decisione non potranno comunque essere molto lunghi. Il Financial Times invitava ieri l’ad Enel Fulvio Conti a lanciare l’Opa: «Le buone maniere tendono a essere un handicap nel caso in cui si cerchi di scalare un’azienda francese» affermava il quotidiano britannico; Enel si è comportata in modo forse troppo corretto e questo «ha permesso a Parigi di orchestrare una fusione tra Suez e Gaz de France per fermare gli italiani».
Nella vicenda Enel ieri si sono mossi soprattutto i politici, mentre dalla Francia non giungono segnali che invitano all’ottimismo. Enel, infatti, punta su Suez perché vuol arrivare a Electrabel, ma Gerard Mestrallet, presidente di Suez, ha chiuso la porta presentando il bilancio del gruppo: «Voglio sgombrare il campo da ogni dubbio: Electrabel non è in vendita. Siamo soci da 18 anni, abbiamo progressivamente aumentato la nostra partecipazione e ora la controlliamo quasi al 100% nel quadro di un progetto che è stato deciso di concerto con il cda di Electrabel e i poteri pubblici belgi» ha detto, sorvolando platealmente sul fatto che appena il giorno prima il premier belga Guy Verhofstadt si era invece detto contrario alla fusione con Gaz de France. E proprio ieri sera era previsto un incontro tra i vertici di Gaz de France e di Suez con il primo ministro belga, preoccupato che il mercato locale finisca di fatto nelle mani di un solo operatore.
Intanto settimana prossima, alla riunione dei ministri europei dell’Economia, il cancelliere britannico Gordon Brown porrà la questione del nazionalismo economico: un tema spinoso che vedrà il confronto tra il ministro Tremonti e il suo collega francese Thierry Breton. E lunedì sera il primo ministro francese Dominique de Villepin e il suo collega spagnolo José Luis Zapatero si incontreranno a Madrid per stabilire una strategia comune in difesa dei campioni nazionali. Ma il commissario Ue al Mercato interno, Charlie McCreevy, ha detto che comportamenti protezionisti sono «imperdonabili, alimentano malintesi e ingannano le persone sui fatti economici della vita. Quando si tratta di combattere il protezionismo, non resto a guardare. Io e i miei colleghi della Commissione useremo ogni mezzo a disposizione per affrontare i Paesi che sognano nuove misure protezioniste o cercano di erigere barriere ingiustificate per impedire operazioni cross-border».

Il commissario Ue alla Concorrenza, l’olandese Neelie Kroes, ha detto che sta valutando la possibilità di cambiare la normativa sulle fusioni, in particolare per quanto riguarda la possibilità di stabilire se un’operazione è di competenza o no dell’Antitrust europeo.

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