Tolleranza zero, fiore allocchiello, zona viva e pulsante, isola pedonale. Quante balle, puntuali, sulla pelle di chi vive e vede, quotidianamente, la realtà diversa, opposta dei Navigli di Milano. Andate a passeggiare lungo lAlzaia, date unocchiata al muretto, sedicente tale, che dovrebbe fungere da sponda, guardate lammasso di tubi arrugginiti, mandate a memoria le scritte su portoni, finestre, serrande, usmate lodore delle chiare, fresche, dolci acque, poi fatevi un giro lungo viale Gorizia, là dove una volta cera la casa del controllore dei Navigli, altrove sarebbe un sito storico, oggi è una discarica okkupata, contate il numero di automobili e motociclette parcheggiate in doppia fila, provate a voltare lo sguardo verso la Darsena, scorgerete una topaia nascosta furbescamente dai cartelloni pubblicitari, sterpi e rovine, ascoltate il dolce sferragliamento dei tram, il jumbo poi, ideale, per queste superstrade. Calma, verranno giorni migliori, così dicono. E poi tornate a leggere gli slogan di queste ore, che sono gli stessi di sempre, cambiando lordine dei municipali il prodotto resta lo stesso.
I Navigli non hanno luce, non hanno respiro, cercano di ritrovare una dignità ma finora hanno trovato soltanto un rialzo dei prezzi degli immobili, inversamente proporzionale alla bonifica delle strutture. Chi ci vive lo sa da tempo, chi ci lavora ne approfitta. Chi ci passa non vede lora di superarli.
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