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Sui residence si volta pagina: basta con gli sperperi milionari

Residence, da ieri il Campidoglio volta pagina. Nella serata di lunedì è stato firmato un protocollo d’intesa con i collettivi della casa. L’accordo, portato a termine personalmente dal responsabile dell’Ufficio politiche abitative del Comune di Roma, Raffaele Marra, è di grande significato pratico e politico. Un certo numero di senzatetto, okkupanti una scuola pubblica, andranno per la prima volta, in accordo col Comune, in un residence pagando un contributo alle spese di alloggio.
Si tratta esattamente di 24 famiglie, che attualmente occupano la scuola media di via Luigi Appiani, a Tor Sapienza, oggetto di un progetto mai del tutto funzionante di autorecupero. «Dopo l’accordo appena concluso, finiranno al residence di via Tovaglieri, sulla Prenestina, - annuncia Marra-. A costi contenuti. Per fare un raffronto, al residence di via di Valle Porcina, il Comune paga oggi per l’affitto di 96 mini-appartamenti circa 3 milioni e mezzo all’anno. A Tovaglieri per 36 alloggi pagheremo, invece, secondo l’accordo stipulato con i proprietari, solo 714mila euro. Circa la metà di oggi a unità abitativa. Per di più scalando dalla cifra il contributo delle famiglie». Tale contributo sarà di 150 euro per ogni nucleo abitativo, una somma che non graverà eccessivamente sui bilanci familiari, ma permetterà al Comune di risparmiare sui costi. Il protocollo d’intesa siglato 24 ore fa apre prospettive nuove anche per altre emergenze abitative. Il residence di via Tovaglieri non faceva parte di quelli con cui il Comune aveva stipulato convenzioni in passato.
Il protocollo d’intesa è stato firmato con il Comitato di lotta per la casa: «Quello di Gino Chiapparelli» puntualizza Marra. Precisazione opportuna, perché i comitati per la casa sono tanti, divisi da una certa rivalità, e non tutti condividono l’idea. Ma il dirigente delle politiche abitative, insediato con grande lungimiranza dal sindaco Alemanno a giugno, ex ufficiale della Guardia di Finanza, non è tipo da badare a simili dettagli. E tira dritto come un treno. Nei piani futuri il Campidoglio metterà mano al ginepraio dei residences. Uno scandalo a sette zeri. Il Comune paga ad oggi decine di milioni per alloggiare un numero esiguo di famiglie, esattamente 1239, in pochi metri quadri, in borgate prive spesso di servizi essenziali come scuole e trasporti. E continuerà a farlo, fino alla scadenza dei contratti stipulati dall’amministrazione Veltroni.
Qualche cifra, per dare un’idea dello sperpero colossale. Per il residence di Valle Porcina, Acilia, citato da Marra, il contratto prevede un esborso di 2.91378,96 euro di locazione, più altri 1.204.127,28 euro di servizi (pulizia, manutenzione, vigilanza). In totale quasi 3 milioni e 300mila euro. Per il complesso dei 12 residence convenzionati la somma pagata dal Comune è di 24.685.716, 21 euro. Per ogni unità abitativa si spende, insomma, una fortuna. Millesettecento euro al mese a famiglia. Qualcuno ha calcolato che a quel prezzo si potrebbe abitare senza problemi perfino in centro storico, ad esempio a San Giovanni, a Prati, tutti quartieri residenziali di prima fascia, invece che a Prima Porta o Acilia, in estrema periferia, in pochi metri quadri. Ma ora si volta pagina, come si diceva. Non solo stipulando nuove convenzioni, ma anche andando a rivedere le vecchie.

«Vogliamo sapere chi abita in questi residence - spiega Marra -. Nomi, cognomi, certificati del reddito, con quali provvedimenti amministrativi queste famiglie sono state mandate nei residence dalla precedente amministrazione».

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