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Suicida a tredici anni dopo la violenza carnale Era in cura in un istituto per i problemi psichici dovuti alle molestie. Si è lanciata dall’ottavo piano

da Taranto

La macchia di sangue e una scarpa da ginnastica rimaste sull’asfalto annunciano la tragedia che si è consumata in questo angolo di periferia, quartiere Paolo VI, zona popolare di Taranto: lei, una ragazzina di 13 anni che in passato avrebbe subito violenza sessuale, ha deciso di togliersi la vita e si è lanciata nel vuoto. Non c’è stato niente da fare: inutile l’intervento dei soccorritori, inutile qualsiasi tentativo di salvare quella vita schiacciata dal peso dell’orrore, una vita segnata da gravi problemi psichici e spezzata con un salto dal settimo piano.
La tredicenne da circa sei mesi viveva in un istituto in un’altra città su disposizione del giudice minorile. Una misura che era stata ritenuta necessaria per le sue condizioni di salute e in particolare per le sue difficoltà psichiche. La ragazza trascorreva ogni fine settimana in famiglia, con la madre e il patrigno. Domenica scorsa era andata a trovare un’amica che abita al quartiere Paolo VI, rione difficile di Taranto: a un certo punto è andata in bagno e si è lanciata nel vuoto dal terrazzino.
Da tempo gli investigatori indagano sugli abusi sessuali compiuti sulla tredicenne. Il primo episodio risale a circa due anni fa: fu accusato un sottufficiale della Marina militare, ma l’inchiesta fu archiviata. Il patrigno, insieme all’avvocato di famiglia, Flaviano Boccassini, spiega che la seconda denuncia è dell’autunno scorso, quando la giovane frequentava la terza media: fuggì di casa dopo un rimprovero e fu trovata nella città vecchia. «Venne accertato clinicamente – dichiara il patrigno – che era stata narcotizzata con anfetamine e che aveva avuto un rapporto sessuale: allora facemmo un’altra denuncia su cui si sta tuttora indagando».
Il tribunale per i Minorenni ha disposto l’affidamento in un istituto di accoglienza. «Qui l’hanno imbottita di psicofarmaci senza neppure informarci», accusa l’uomo. Che aggiunge: «La ragazza ha avuto reazioni allergiche, poi curate, ed è diventata sempre più aggressiva». Alla fine, su richiesta dei genitori, era stata trasferita in un altro centro. La tredicenne tornava ogni fine settimana: l’ultima volta ha chiesto di andare a casa della sua amica. E ha scelto la morte: forse ha seguito un piano ben preciso, forse è stata spinta da un momento di disperazione improvviso.

E così è saltata da quel terrazzino, senza lasciare un biglietto, in silenzio.

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