Roma

«Sul candidato serve un confronto comune»

(...) ad accelerare il dibattito interno alla coalizione sulla scelta dello sfidante.
«Non c’è nessuna corsa personale, ma una seria riflessione sul futuro della nostra città», aveva detto l’interessato prima dell’annuncio. Poi l’investitura, quindi la disponibilità a candidarsi («ma a due condizioni, che il mondo cattolico e delle associazioni mostri la faccia; e che i partiti diano libertà d’azione senza veti incrociati e gelosie»), dunque l’appello: «Veltroni non è imbattibile, e Roma ha bisogno di un sindaco vero che si occupi in prima persona di Roma».
La notizia ha raggiunto Veltroni nel Ruanda. «Rispetto tutte le candidature - ha detto -. Non spetta a me dare giudizi né valutazioni. Rispetto chiunque si candida, oggi come nei prossimi mesi». Il primo cittadino, complice la distanza, ha evitato di entrare nel merito. E ha lasciato il dibattito fervere in campo altrui, dove infatti di lì a poco i partiti hanno rotto gli indugi. Unanime l’apprezzamento personale per Baccini, meno univoca la valutazione sul metodo scelto dall’Udc per «lanciare» il ministro-candidato. «Con l’indicazione di Baccini l’Udc si assume le sue responsabilità - ha detto Luciano Ciocchetti, capogruppo alla Regione -. Adesso aspettiamo un segnale dai nostri alleati».
I segnali non hanno tardato ad arrivare, ma non tutti nella stessa direzione. Nelle file di Forza Italia, ad esempio. «Sarebbe stato meglio ragionarne con tutta la CdL - ha affermato Antonio Tajani -, piuttosto che lanciare un candidato a una manifestazione di partito». Beatrice Lorenzin, coordinatrice regionale, ha sottolineato che «lo sfidante di Veltroni sarà sintesi della CdL», che sta «analizzando tutte le candidature risultato di valori comuni». Ancora più diretto Francesco Giro: «Il nome di Baccini non ci sorprende - ha affermato -, ma è un modo ben strano quello di proporre la propria candidatura affermando, come ha fatto oggi lo stesso Baccini, che l’Udc non farà sconti a Berlusconi oppure che l’antiberlusconismo non è una linea praticabile soltanto perché lo usa già Prodi». In campo azzurro, da registrare le posizioni meno critiche di Fabio De Lillo e Davide Bordoni, che hanno ricordato il lungo percorso politico compiuto da Baccini nella capitale.
Giovedì, intanto, i segretari regionali e provinciali dei partiti della coalizione si riuniranno per parlare di elezioni, programmi e «ipotesi di candidature». Lo ha reso noto Francesco Aracri, coordinatore di An nel Lazio, che dopo aver «dato merito a Baccini di aver rotto gli indugi», ha specificato che «la sua non è la sola candidatura della CdL». E se Fabio Sabbatani Schiuma annuncia un sondaggio su Radio Cuore Tricolore, il presidente romano di An Vincenzo Piso ha riconosciuto nel ministro «il requisito di un candidato di prima grandezza», invocando però «un ampio concerto nella CdL». Andrea Augello, vicepresidente del consiglio regionale, ha invitato il centrodestra a concentrarsi «più che su singole candidature, a colmare il ritardo politico che c’è stato nell’evidenziare le criticità della giunta Veltroni».
Vista da sinistra, la dialettica interna ha assunto toni drammatici: «La candidatura di Baccini è durata solo qualche minuto - dice Esterino Montino (Ds) -, poiché An e Fi di fatto gli sbarrano la strada». Per Donato Robilotta (Nuovo Psi) «siamo al tutti contro tutti», mentre per il verde Silvio Di Francia il ministro «è un notabile in cerca di notorietà». Lancia il sasso Alessandra Mussolini: «Baccini è un nome importante ma non basta. Non abbiamo avuto alcun contatto, quindi prepariamo la nostra campagna.

Siamo disposti a confrontarci sui programmi, e non a ragionare di apparentamenti con la CdL a candidato già deciso senza il nostro contributo».

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