Sul rinforzo del fondo salva-Stati piomba il «nein» della Germania

L’ipotesi di rafforzare la dotazione finanziaria del fondo salva-Stati (Efsf) resta in piedi, ma dall’Eurogruppo non è giunta ieri alcuna decisione che lasci prevedere un’intesa in tempi stretti. Non certo oggi, quando si riuniranno i ministri finanziari per l’Ecofin (Giulio Tremonti per l’Italia). Più probabile, invece, che sarà il vertice dei capi di Stato e di governo a fine marzo a dover cercare quella quadratura del cerchio resa oggi impossibile dalla ferma opposizione della Germania.
Berlino non ha gradito l’uscita del presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, che mercoledì scorso aveva lanciato la proposta di raddoppiare la potenza di fuoco, attualmente pari a 440 miliardi, del fondo già impiegato nel salvataggio dell’Irlanda (prossimamente il fondo lancerà la prima emissione di bond con cui sarà coperto il prestito a Dublino). O, in alternativa, di attribuire all’Efsf il potere di acquistare titoli di Stato sul mercato secondario, così da alleggerire il peso che ricade ora sulla Bce. Nei giorni scorsi il cancelliere tedesco, Angela Merkel, aveva aperto alla possibilità di rendere immediatamente disponibile l’intero ammontare del fondo (per un complicato meccanismo di garanzie ne sono utilizzabili solo 250), ma qui sembra fermarsi la disponibilità della Germania, considerato tra l’altro che il 2011 è anno di elezioni e risulterebbe impopolare un ulteriore ricorso alle casse pubbliche destinato a soccorrere i Paesi in difficoltà.
Non sorprende dunque la “frenata” del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, che al suo arrivo a Bruxelles ha caricato a testa bassa Barroso, obiettandogli che «non c’è nessuna urgenza di decidere» un potenziamento dell’Efsf. Anche perchè «la rete di sicurezza non è sotto stress». Barroso è convinto che una decisione possa essere presa «al più tardi» al Consiglio europeo del prossimo 4 febbraio. Occorrono «più consultazione e meno annunci», è stata la replica di Schauble.

A rendere più tesa la vigilia dell’Ecofin, anche la convocazione urgente di un summit dei Paesi con tripla A (Germania, Francia, Olanda, Austria, Lussemburgo e Finlandia), con possibili implicazioni politiche rilevanti perché definisce una nuova gerarchia all’interno dell’Unione monetaria. E oggi i mercati potrebbero mostrare il pollice verso a un’Europa ancora incapace di parlare a una sola voce.

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