Sul tabellone solo «in ritardo»

ParigiSette ore senza una sola informazione. Dopo sette ore nessuno ha avvisato parenti e amici, genitori e fidanzati, che a mano mano riempivano la sala d’aspetto dell’aeroporto Charles de Gaulle. Tutti in tranquilla attesa di chi non sarebbe mai arrivato, di chi si sapeva già che non sarebbe più arrivato. Lo sapevano le autorità francesi, lo sapevano le autorità brasiliane, lo sapevano addirittura le agenzie di stampa e i telegiornali. Solo loro, i parenti delle vittime della tragedia, non sapevano nulla. Non potevano saperlo. Nessuno glielo aveva detto.
Come tante altre tragedie dell’aria, anche quella che ha avuto luogo ieri nei cieli dell’Atlantico, tra la costa brasiliana e quella africana, provoca interrogativi e polemiche. Uno dei più odiosi, sul quale si stanno già interrogando i media transalpini, riguarda la catena di inefficienze che ha fatto si che i parenti delle vittime fossero paradossalmente fra gli ultimi a sapere quello che era successo. La scomparsa dell’aereo dagli schermi radar è avvenuta alle 4.20 di ieri mattina. L’annuncio che qualcosa di drammatico poteva essere accaduto è stato diramato soltanto intorno alle 11, ossia circa sette ore dopo la tragedia. Tenuto conto che l’atterraggio all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi era previsto alle 11,10 di ieri mattina, si può immaginare lo stato d’animo delle decine e decine di parenti e amici dei passeggeri. Ancora a mezzogiorno di ieri, quando ormai le notizie sul probabile incidente erano di pubblico dominio, i pannelli elettronici dell’aeroporto parigino indicavano semplicemente la parola «ritardo» accanto al numero del volo, AF447.
Decine e decine di familiari francesi delle vittime, padri, madri, un giovane distrutto che stava aspettando la ragazza, sono stati raggelati, pochi minuti dopo mezzogiorno, un’ora circa dopo l’orario presunto di arrivo dell’aereo, dalla voce dell’altoparlante del Charles de Gaulle che invitava tutti gli interessati al volo AF447 a recarsi al posto di informazione Air France. Poi, giustamente, i familiari sono stati blindati dalla cellula di crisi, affidati agli psicologi e isolati dai media.
Solo con l’arrivo, nel primo pomeriggio, del ministro dell’Ambiente, Jean Louis Borloo, e, subito dopo, del presidente della Repubblica, Nicolas Sarkozy, ha dimostrato inequivocabilmente agli amici e ai parenti dei passeggeri che non c’erano più speranze.
Sarkozy si è intrattenuto con le persone giunte all’aeroporto e ha promesso che tutto verrà fatto per chiarire la dinamica dell’incidente. Ha anche detto che i casi umani verranno esaminati con attenzione e generosità dalle autorità francesi.


Il presidente della Repubblica si trovava in vacanza per la Pentecoste (ieri, 50° giorno dopo la Pasqua, in Francia era giornata festiva) nella villa di Carla Bruni sulla Costa Azzurra. Appena avuta notizia del disastro si è precipitato all’aeroporto di Parigi, dove ha promesso appunto il massimo impegno dello Stato per far luce sulla vicenda.

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