Roma«Fulmini e saette» per chi non metterà su internet i curricula tra i dirigenti pubblici. Lobbligo vale per tutti; 190mila dipendenti pubblici di fascia alta. E le rispettive amministrazioni non potranno che mettere a disposizione di tutti i cittadini le informazioni relative alle retribuzioni, i recapiti e il curriculum vitae. La legge che lo ha stabilito è già in vigore, anche se non da tantissimo e diverse amministrazioni hanno già provveduto a pubblicare i dati. Non tutte, comunque. E non mancano le resistenze. Per questo ieri il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta ha illustrato una circolare inviata a tutte le amministrazioni pubbliche dove si specifica chi, come e quando dovrà mettere on line le informazioni sui dipendenti. Un modo per evitare elusioni e per fare sapere che lobbligo stabilito dalla riforma non è uno scherzo. Tra chi dovrà mettere sui siti le informazioni, ci sono anche i medici. «Così il cittadino se è stato trattato male da qualcuno in ospedale può farsi unidea di chi è stato. Non cè anonimato». Nel comparto ministeri gli interessati sono 3.800, tra Regioni ed enti locali 15mila e 10mila appartenenti al comparto scuola. Esclusi professori universitari e magistrati per il momento. Ma il ministro si riserva per questi «altre operazioni. Ci sto lavorando». On line ci dovranno essere anche i dati sui dirigenti «di livello apicale». Quando si riporterà la retribuzione non ci si dovrà limitare a quella di contratto ma si dovrà riportare tutte le parti accessorie della busta paga. I curricula dovranno essere aggiornati. Ed è inutile riempirli di informazioni inutili, bastano quelle «pertinenti rispetto allincarico svolto da dirigente».
Il tempo per mettere sui siti tutte le informazioni è pochissimo. Per chi non lo farà, scatterà la solita «gogna»: il ministro farà sapere chi non è adempiente tramite il suo sito e poi comunicherà il tutto alla Corte dei conti. Sanzioni? «Ci stiamo pensando», assicura Brunetta.
Il ministero della Pubblica amministrazione fa anche un bilancio dellaltra battaglia di Brunetta, quella contro lassenteismo. Da quando un anno fa è partita loperazione anti fannulloni cè stata una riduzione media annua delle assenze per malattia del 38 per cento pari a circa 14 milioni di giornate in più di lavoro. In giugno le assenze per malattia si sono ridotte del 27,4 per cento rispetto al 2008. In particolare, le assenze superiori a 10 giorni hanno registrato un calo del 24,7%, mentre le assenze per altri motivi del 3,4%. Le riduzioni più rilevanti si sono avute negli Enti di previdenza (-43,7%) e nelle amministrazioni provinciali (-37,5%).
Nella riduzione delle assenze non cè distinzione tra nord e sud. Il Nordest ha registrato un calo del 32,3% delle, il Sud del 24,9 per cento di quelle del Mezzogiorno. Risultati che secondo Brunetta andranno tutti a vantaggio dei «cittadini clienti».
Tra i ministeri, la palma delle riduzioni delle assenze nel mese di giugno, spetta a quello dellIstruzione con un calo del 34,9 per cento rispetto allo stesso mese dellanno scorso. Segue il dicastero dellEconomia a 33,9.
Tra le riduzioni delle malattie più significative, anche quelle dellAgenzia spaziale italiana (-82,4 per cento) e il Cnr (-79,4 punti percentuali).
Ma le performance più sorprendenti riguardano le autonomie locali. Tra le regioni, la Liguria ha registrato un calo del 67,8 per cento. Segue a distanza il Lazio con un calo delle assenze del 57,3 per cento. La provincia di Roma si presenta con un sorprendente 90,4 per cento di riduzione delle assenze, seguita da quella di nuova istituzione di Verbano-Cusio- Ossola con l86,4 per cento.
Tra i comuni le cui amministrazioni contano più di 500 dipendenti, quello di Mantova (-88,4 per cento) e Latina (-64,5 per cento).
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