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Sulla carta sono tutti bravi il faccia a faccia è rivelatore

Non c'è da sorprendersi se quanti assumono, specie in una situazione caratterizzata da un mercato del lavoro ingessato, sembrano orientati a scegliere soprattutto sulla base di esperienze dirette, rapporti di amicizia, relazioni familiari

Capisco che la cosa non piaccia a quanti vorrebbero una società italiana meglio in grado di valorizzare il merito personale, e quindi meno legata a talune logiche da clan. Però non c'è da sorprendersi se quanti assumono, specie in una situazione caratterizzata da un mercato del lavoro ingessato (che difficilmente verrà liberalizzato in tempi stretti, come mostrano le recenti polemiche), sembrano orientati a scegliere soprattutto sulla base di esperienze dirette, rapporti di amicizia, relazioni familiari. Una delle ragioni sta nel fatto che le qualità che davvero interessano la maggior parte degli imprenditori sono difficilmente desumibili da un semplice foglio di carta riportante gli studi compiuti e le precedenti occupazioni, mentre possono essere meglio riconosciute grazie al giudizio proveniente da persone fidate e a contatti in prima persona.
In linea di massima, chi è alla guida di un'impresa privata vuole innanzi tutto favorirne la crescita: e se le segnalazioni informali hanno la meglio sugli altri metodi non si deve necessariamente credere che questo discenda dal permanere di una cultura della raccomandazione. Ci sarà anche questo, ma va detto che sul mercato il titolare della piccola azienda che assuma come contabile un amico, sacrificando un candidato migliore, potrebbe pagare a caro prezzo questa decisione. Tali situazioni sicuramente esisteranno, ma non descrivono per intero la realtà.
In effetti, se i rapporti personali sono tanto importanti questo discende dal fatto che in azienda talora è cruciale poter contare su legami in senso lato «comunitari» che inducano ognuno a dare il meglio, essere corretto, evitare comportamenti opportunistici. In questo senso talvolta può essere razionale privilegiare il parente e lasciare a casa uno sconosciuto un po’ più competente, se nel primo caso si è in condizione di evitare sorprese. Questo significa che se le abilità sono importanti, non bisogna sottovalutare quelle caratteristiche morali - anche connesse a dati culturali e temperamentali - che si possono comprendere meglio grazie ai canali informali. E non a caso nel diffondere questi dati l'indagine Excelsior 2011 ha rilevato l'importanza crescente degli stage, che aiutano l'impresa a «pesare» il candidato in tutte le sue potenzialità.
Se questo studio forse mette in crisi il mito del curriculum, è perché nel mondo reale conta il curriculum e contano le esperienze professionali, ma ancor sono importanti quelle qualità e attitudini che emergono solo alla prova dei fatti. È una rivincita dell'esperienza sulla teoria, dei fatti sulle teorie, della concretezza sull'astrazione.

Ed è anche la presa d'atto che il mercato reale non è un meccanismo anonimo e vive di rapporti personali assai più di quanto non si creda.

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