Sulla raccolta differenziata il Lazio «bocciato» da tutti

Bugie e ambiguità sulla raccolta differenziata nel Lazio stanno battendo tutti i record. Il piano rifiuti di Marrazzo nasce all’insegna degli equivoci e dell’illegalità, denuncia l’opposizione alla Pisana. Ma le bacchettate arrivano un po’ da tutte le parti.
«La spazzatura della regione finisce praticamente tutta in discarica», affermano attraverso un comunicato stampa i responsabili dell’Apat (agenzia protezione ambiente) facente capo al dicastero guidato da Alfonso Pecoraro Scanio: «Se Roma arranca con il suo 14% di quota differenziata, nelle province è notte fonda: Frosinone è al 3%, le altre poco più su». Dai dati Apat il Lazio figura in fondo alle classifiche nazionali, con il 10% di quota, poco sopra il fanalino di coda, Molise e Basilicata (5%), ben al di sotto della media nazionale del 24%. E lontano mille miglia dal 40% previsto dal decreto Ronchi per fine anno. «La differenziata non decolla in nessun centro urbano del Lazio» stigmatizza pure Legambiente sul rapporto Ecosistema Urbano 2008.
Ma il presidente della Regione, Piero Marrazzo, commissario del governo per l’emergenza rifiuti nel Lazio, non ci sta: «Nel 2010 raggiungeremo quota 50% - ha dichiarato giorni fa l’ex telegiornalista, con un largo sorriso a 32 denti -. L’obiettivo sarà raggiunto con un nuovo modello organizzativo, che punterà: sulla raccolta porta a porta; sulla produzione di compost di qualità in impianti di bacino; sulla filiera del riciclaggio, riutilizzo e recupero del materiale».
Come, con quali risorse, con quali uomini, però, Marrazzo non lo spiega. «Creare dei falsi miti non porterà niente di buono alla nostra regione - replica il capogruppo dc alla Pisana, Fabio Desideri -. La raccolta differenziata non può essere incrementata al 50% entro due anni quando ora, per ammissione di Marrazzo, è attestata al 10». Non ci sono i tempi tecnici e logistici, spiega Desideri: «C’è bisogno, infatti, di attivare una complessa nonché costosa organizzazione e, parimenti, di un numero di impianti idonei ad accogliere e a trattare adeguatamente i rifiuti differenziati per produrre le cosiddette materie seconde. Queste ultime, carte o plastiche, rilasciano uno scarto irrecuperabile pari ad almeno il 10 per cento del materiale in entrata. Uno scarto da destinare alla termovalorizzazione, che può essere quantificato in oltre 125 tonnellate di combustibile da rifiuti ogni anno e che ora il Lazio non è attrezzato a ospitare negli impianti».
Proprio sui residui del riciclaggio, anzi, il piano sarebbe addirittura fuorilegge. Il Decreto legislativo 36/2003 prevede che dal 1° gennaio 2008, fra poco più di due mesi, potranno essere conferiti in discarica soltanto rifiuti trattati. Lo stesso impongono tutte le direttive comunitarie. «Invece Marrazzo, - spiega il capogruppo dei Socialisti Riformisti, Donato Robilotta, - nell’illustrare il piano commissariale al Consiglio regionale ha sottolineato che il ministro Pecoraro Scanio ha dato sì il via libera ma a condizione di non calcolare nel totale dei rifiuti gli scarti di differenziata, pari a 100mila tonnellate all’anno».


In pratica Pecoraro Scanio, dice Robilotta, ha cancellato dal piano l’impianto per il recupero energetico di 100mila tonnellate all’anno di scarti, che ora andranno direttamente in discarica senza trattamento. L’esponente dei Sr ha scritto al premier Romano Prodi, pregandolo di intervenire per ristabilire la legalità. Risultato? «Prodi ha firmato il piano così come gli è stato presentato» commenta sconsolato Robilotta.

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