SULLA SICUREZZA VOGLIAMO SICUREZZE

Gli episodi di violenza criminale e sessuale si ripetono con una frequenza che è riduttivo definire soltanto allarmante. La brutalità atroce di queste aggressioni da parte di branchi selvaggi suscita angoscia, diffonde ansia, attizza la protesta per i mancati o troppo blandi controlli di un’ondata immigratoria che porta con sé anche la feccia del mondo. Sarebbe sbagliato, più che mai in questo momento, diffondere panico, e aggiungere sos disperati per gli stupri a quelli che già si levano dagli ambienti finanziari.
Ma non possiamo chiudere gli occhi di fronte alla realtà del male. Facciamolo pure - essendo questo il momento dei fatti e non delle recriminazioni - senza insistere sulle colpe d’una sinistra che ha predicato l’accoglienza, che ha predicato la solidarietà, e che così ha contribuito a portarci al punto in cui siamo. Non che i violentatori manchino tra gli italiani. Ma la sinistra che va in escandescenze ad ogni accenno di maschilismo nazionale, dovrebbe essersi finalmente accorta che le culture estranee alle quali accorda la sua protezione hanno nel maschilismo, e nel disprezzo delle donne, uno dei loro fondamenti.
Lasciamo tuttavia da parte le considerazioni astratte, e veniamo al dunque. Nessuno pretende che Berlusconi abbia, per fronteggiare queste situazioni, la bacchetta magica. L’oggi deriva da decisioni ed errori del passato, e la vischiosità legislativa, burocratica, giudiziaria fa sì che occorrano anni per rimediare agli sbagli. Ma nonostante queste attenuanti, il governo ha il dovere - speriamo abbia anche il potere - di adottare misure severe contro il susseguirsi di atti ignobili. Il ministro dell’Interno Maroni ha promesso più soldati nelle strade e un più efficace controllo del territorio. Intenzioni eccellenti: anche se - ci permettiamo d’osservarlo pacatamente - tante altre volte espresse.
Ora si tratta di mantenere. E di decidere se non sia il caso, dopo l’ebbrezza federalista dei giorni scorsi, di riconsiderare attentamente la gerarchia delle priorità. La riforma istituzionale, issata in vetta, avrà attuazione in un arco di tempo lungo, con incognite importanti, tra chissà quante e quali correzioni e revisioni. Avanti, se la si ritiene proprio indispensabile.

Ma adesso la sicurezza, ossia il tema sul quale il centrodestra ha imperniato la sua campagna elettorale per le ultime “politiche”, merita a nostro avviso un posto di protagonista tra i problemi italiani. Poi vengono gli altri, federalismo incluso.

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