Sulla «task force» anti-abusivi la spunta Canapini

Claudia Passa

Sarà un caso, ma nonostante la presenza annunciata del collega-rivale Mario Canapini, Walter Veltroni ieri s’è guardato bene dal metter piede in Prefettura. Chissà, forse dopo aver letto i documenti aveva previsto che sulla task force anti-taxi abusivi il sindaco di Fiumicino l’avrebbe spuntata. E così, a tenere il punto per conto del Campidoglio in occasione del tanto atteso vertice «bilaterale» alla presenza di Achille Serra c’erano l’assessore alla Mobilità Mauro Calamante e il comandante ad interim dei vigili urbani di Roma, Giovanni Catanzaro. I quali, nonostante i giri di parole con cui è stata indorata la pillola, hanno di fatto portato a casa una sonora sconfitta. Già, perché a controllare la buona riuscita del protocollo d’intesa del 29 marzo sul servizio taxi e «ncc» presso lo scalo Leonardo da Vinci saranno le Polizie municipali di entrambi i Comuni (e ognuno paga per sé), ma «in caso di contrasto o di emergenza – fa sapere la Prefettura – entrerà in atto un coordinamento funzionale per cui sovrintenderà alle operazioni il comando dei vigili urbani di Fiumicino».
Si è consumato così, con poche diplomatiche righe che non lasciano adito a dubbi, l’epilogo annunciato di una querelle che negli ultimi giorni ha tenuto banco e causato non poche frizioni fra i vertici delle due amministrazioni. Già, perché a dispetto dei reclami dei dirigenti della Municipale capitolina (che a un certo punto hanno invocato per sé il controllo dei vigili del Git in «trasferta» in aeroporto), a firmare i documenti che Canapini ha potuto sfoderare come assi nella manica erano stati proprio i caschi bianchi romani. Dapprima due funzionari, che il 22 giugno per conto del Campidoglio avevano sottoscritto un accordo «tecnico» che attribuiva il coordinamento della task force ai colleghi di Fiumicino. Poi lo stesso Catanzaro, che a metà luglio aveva disposto «immediata e integrale attuazione» dell’accordo stesso, salvo poi fornire un assist al comandante del Git Carlo Buttarelli per affermare la «piena autonomia operativa» dei vigili romani in servizio al Leonardo da Vinci («gli unici disarmati», osserva Alessandro Marchetti del Sulpm). Quando poi Canapini s’è sentito dire che il comando della squadra avrebbe dovuto essere «condiviso», ha chiesto a Catanzaro di sospendere l’invio di agenti. Il resto è cronaca di questi giorni: la denuncia dei sindacati confederali, Cgil Cisl e Uil, che sulla «vertenza Fiumicino» avevano lamentato la mancanza di concertazione prevedendo di fatto la Caporetto sancita ieri in Prefettura, nonostante il basso profilo scelto dai partecipanti, da Calamante («si useranno le leggi dei contratti di lavoro») a Serra («non c’è stato alcun problema per risolvere positivamente la questione»), da Canapini («grazie all’intervento autorevole del Prefetto si è definito un accordo»), allo stesso Catanzaro, che lasciando Palazzo Valentini ha affermato: «Fino a oggi non c’è stato alcun contrasto».
Quel che accadrà nei prossimi giorni non è dato sapere. Di certo, rilette oggi, agli occhi «vigili» degli addetti ai lavori appaiono quanto meno incaute le parole con cui Veltroni, qualche giorno fa, era intervenuto a gamba tesa nella partita. Ed esponendosi in una indiretta difesa d’ufficio del comandante interinale aveva sentenziato: «È evidente che gli agenti della nostra Polizia municipale non possono essere sottoposti gerarchicamente a un comando estraneo così come chiede invece il sindaco di Fiumicino». Invece, spiegano fonti sindacali, «resta da capire come possa esistere un coordinamento funzionale senza coordinamento gerarchico».

Ergo, Canapini ha di fatto vinto la partita. Sarà ancora una volta un caso, ma l’interim di Giovanni Catanzaro scade il 31 luglio, e la sensazione diffusa è che il primo cittadino di Roma intenda passare l’estate senza conferire lo scettro del comando.

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