Roma - Le proteste contro la dura repressione attuata dal regime libico si registrano in quasi tutte le capitali occidentali. Sia pure da lontano si cerca di dare la spallata definitiva a Gheddafi. La pressione viene esercitata attraverso manifestazioni e proteste. Le foto arrivano nelle redazioni dei giornali da ogni angolo del mondo. E' anche una "guerra psicologica". Fatta coi simboli, come le bandiere. Sul cancello dell’entrata dell’ambasciata libica a Roma ora sventola quella rosso, nero e verde con la mezzaluna al centro della Libia pre-Gheddafi. Il vessillo è stato collocato da alcuni manifestanti staccatisi dalla protesta organizzata di fronte alla sede diplomatica di via Nomentana e saliti sul cancello dell’ambasciata per sostituire l’attuale bandiera verde della Libia con quella del periodo precedente all’arrivo del colonnello. "La bandiera di Gheddafi" è stata bruciata dai manifestanti al grido di "Libia Libera, Libia libera".
La bandiera di re Idriss I manifestanti, dopo aver issato il vessillo della Libia pre-Gheddafi, hanno urlato a gran voce "Ecco la bandiera della Libia democratica, quella di re Idriss el-Senussi". Poi, tutti insieme hanno intonato slogan contro il colonnello, gridando: Il sangue dei martiri non sarà lavato se non con la morte di Gheddafi.
"Ora abbiamo raggiunto lo scopo della nostra manifestazione, abbiamo issato la vera bandiera della Libia" ha detto uno dei militanti. E tutti i dimostranti, almeno un centinaio, hanno inveito contro "l’ambasciatore assassino in Italia, servo di Gheddafi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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