Viaggi

Sulle Dolomiti l'arte fa respirare la mente

Alla scoperta delle nuove installazioni nel parco culturale più alto del mondo a Pampeago, in Val di Fiemme, al cospetto del Latemar

Sulle Dolomiti l'arte fa respirare la mente

Qualche volta sembra un lusso riuscire a ravvivare lo sguardo piatto “formato smartphone”. Eppure basta poco. C’è una natura pronta a sorprenderci nel nostro infinito presente.

L’invito arriva da uno dei parchi d’arte più alti al mondo, RespirArt. Il suo anello di 3 chilometri si snoda in Trentino, a Pampeago, fra le quote 2.000 e 2.200, al cospetto del Latemar, il massiccio dolomitico della Val di Fiemme. Fra questi pascoli selvaggi, abitati da aquile, marmotte, sporadici gruppi di cirmoli e colonie di mirtilli, gli artisti della 9a Manifestazione d’Arte Contemporanea nella Natura RespirArt, durante lo scorso luglio, hanno creato quattro installazioni che sembrano parte di uno stesso dialogo.

Il parco RespirArt, curato dalla giornalista Beatrice Calamari e dall’artista Marco Nones, oggi conta una ventina di installazioni. Il percorso si sviluppa nel cuore del rinomato carosello sciistico Ski Center Latemar, del comprensorio Fiemme-Obereggen. Così, ogni inverno, una parte delle opere sono visibili dalla pista da sci Agnello di Pampeago e dalla sua seggiovia.

Durante l’estate il percorso si raggiunge sia a piedi sia con la seggiovia Agnello. Davanti al Rifugio Monte Agnello di Pampeago si incontra la nuova installazione “Simulacro” dell’artista trentino Federico Seppi. Lui, a soli 26 anni, ha sentito l’urgenza di fermare il nostro sguardo sulla discesa di una goccia d’acqua sui rami di un albero. Incastonando grandi gocce di rame fra rami di nocciolo, Seppi ha fermato un movimento naturale, catartico, che sfugge alla nostra percezione.

Quindi, superando a piedi tane di marmotta e rododendri, si incontra l’opera “Conversazioni virtuali” di Piergiorgio Doliana, artista della Val di Fiemme. Sono sedie oscillanti nel cielo, in balia del vento, come a rivelare la crisi di identità di quelle che un tempo erano simboli della conversazione. Proprio così, ci si guardava negli occhi, si parlava di eventi difficili da documentare. Ogni storia raccontata generava nella mente degli interlocutori immagini diverse. Ma a differenza di oggi, ci si lasciava guidare dai cambiamenti del tono di voce, del colore delle pelle e delle tensioni del corpo dell’occasionale narratore. Persone reali, con storie talvolta vere, talvolta inventate, abitavano il nostro quotidiano. Oggi, grazie alla Rete, manteniamo legami con sconosciuti o con amici di infanzia che le distanze e le circostanze avevano allontanato. Quindi, gioiamo per eventi felici lontani e ci disperiamo per un susseguirsi di tragedie che spezzano vite innocenti. Improvvisamente ci ritroviamo a sostenere il dolore del mondo, potendo contare su una struttura genetica probabilmente ancora acerba, impreparata.

L’installazione “Incontri reticolari” dell’artista anglo-svizzera Simone Carole Levy gioca con un intreccio di identità lontane ma connesse. L’opera, creata con corde e legno di larice della Magnifica Comunità di Fiemme, sembra restituire alla terra ogni azione virtuale. E ci ricorda quanto siamo condizionati dai nostri quotidiani accessi alla Rete.

Anche Cosimo Allera, artista di Gioia Tauro, è stupefatto dalle opportunità, anche lavorative, che offre Internet. Ma c’è un momento che occorre spegnere l’ego e le “vite degli altri” per riconnettersi a se stessi. Magari sulle alture dolomitiche, dove l’altezza supera le distanze e ci si sente vicini alle persone care, anche con il cellulare spento. La sua installazione in acciaio corten “Acutis” invita a perdersi nel mistero delle invisibili autostrade del cielo. L’installazione strizza l’occhio a Carlo Acutis che fin da giovanissimo riteneva l’infinito la nostra unica patria. Allera, noto per aver realizzato le opere più imponenti del Sud Italia, fra queste anche un monumento a ET l’extraterrestre, solleva ancora una volta lo sguardo dei passanti, realizzando la sua opera più alta in assoluto, se sommiamo i cinque metri d’altezza di Acutis alla quota 2.000 sulla quale poggia.

Durante il RespirArt Day, sabato 29 luglio 2017, la madrina del parco RespirArt Maria Concetta Mattei, giornalista appassionata d’arte e consigliera del Museo Mart, ha presentato gli artisti e gli ospiti. Fra questi, le giornaliste Francesca Agrati e Roberta Zilio che hanno appena pubblicato su Topolino un articolo e un fumetto dedicati al parco d’arte della Val di Fiemme. Hanno applaudito gli artisti anche l’assessore all’Ambiente della Provincia Autonoma di Trento Mauro Gilmozzi, il consigliere provinciale di Trento Pietro De Godenz, il presidente della Comunità Territoriale di Fiemme Giovanni Zanon. Fra i presenti anche l’economista di Intesa Sanpaolo Gregorio De Felice, convinto che RespirArt sia un valido esempio di quanto “la cultura crei economia”.

Durante la manifestazione Martina Pomari è stata chiamata sul palcoscenico del teatro creato da Marco Nones. La neolaureata, che ha meritato 110 con la sua tesi dedicata agli artisti di land art, ha dipinto nell’ultima pagina del suo elaborato un sogno personale, quello di realizzare un’installazione di land art che rappresenta la natura che osserva. Con sua grande sorpresa, Martina è stata invitata dai curatori del parco a realizzare la sua opera nell’edizione di RespirArt dell’estate 2018.
Informazioni: www.

respirart.com

Commenti