Sulle orme di George Orwell il libertario incompreso

Con La fattoria degli animali e 1984, reagì al totalitarismo non limitandosi a denunciare il regime sovietico

Sulle orme di George Orwell il libertario incompreso
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Quando un nome proprio si trasforma in aggettivo, come nel caso di orwelliano, significa che il personaggio ha assunto una portata simbolica capace di oltrepassare i confini del tempo e delle generazioni. Si tratta di un processo di semplificazione che, tuttavia, comporta dei rischi: spesso si finisce per ridurre un pensiero complesso a uno slogan. Luca Fumagalli, nel suo George Orwell (Edizioni Ares, pagg. 208), analizza non solo un fenomeno editoriale, ma anche la formazione e l'emergere dello scrittore politico, mettendo in evidenza le contraddizioni che attraversano la sua figura. Nato nel 1903 in India sotto il dominio britannico, Orwell si distinse fin da giovane per una critica sociale acuta e il rifiuto di ogni oppressione. Con il tempo, elaborò una visione politica originale, che, mantenendo un'impronta socialista, riusciva a fondere conservatorismo e ideali libertari. Una visione che si forgiò progressivamente, soprattutto sotto l'influenza determinante della Guerra di Spagna. Testimone delle atrocità commesse da entrambe le fazioni, in particolare delle violenze dei repubblicani contro i religiosi, ne uscì segnato. Nato come militante di sinistra, durante quella guerra si trovò dunque costretto a confrontarsi con il lato oscuro del comunismo. Le sue critiche allo stalinismo furono così severe che, quando 1984 fu pubblicato in Italia, Togliatti lo liquidò come una "buffonata informe e noiosa". A influire su questi attacchi anche la famosa Orwell's list, una serie di appunti privati trovati nei suoi diari, scritti molto prima dello scoppio della Guerra fredda. Sebbene inizialmente fosse solo un gioco personale, quell'elenco, in cui aveva annotato i nomi sospettati di legami con il Partito Comunista, gli procurò più di un problema e rimane un enigma irrisolto, su cui Fumagalli si sofferma nel suo libro.

Con La fattoria degli animali e 1984, reagì al totalitarismo non limitandosi a denunciare il regime sovietico, ma riflettendo su come ogni potere dominante manipoli la verità e distorca la realtà, anche quando si maschera da ideologia democratica e progressista.

Di fronte all'uso distorto delle parole da parte della politica, il suo lavoro divenne così un atto di resistenza. Il suo ideale di giustizia sociale e dignità umana, pur avendo affinità con il socialismo, ha l'obiettivo di valorizzare le tradizioni, motivo per cui è diventato un punto di riferimento per molti conservatori.

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