Il summit «mondiale» sulle risorse? Metà delegati non si presentarono

Almeno la tempistica fu azzeccata. Considerata la volatilità dei governi di centrosinistra, vista col senno di poi, fu davvero una fortuna aver potuto far capitare a Roma il Ventesimo congresso mondiale dell’energia giusto nel ristretto arco dei venti mesi targati Prodi bis. Ecco spiegato forse perché, l’allora ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani era così lieto di prospettare al capo della Protezione civile Guido Bertolaso quell’iniziativa che avrebbe dovuto rappresentare «uno dei principali forum dibattito energetico mondiale, che vedrà riuniti i leader dell’industria energetica, delegazioni da tutto il mondo, rappresentanti di governo e di comunità scientifiche e universitarie, responsabili di organizzazioni internazionali...». Accipicchia.
A distanza di due anni e mezzo, in pochi conserveranno memoria del «grande evento» annunciato in pompa magna da Bersani e i suoi collaboratori. Per darsene una ragione è sufficiente andare a rileggersi le cronache del «Wec». Dall’11 al 15 novembre 2007, cinque giorni di fila passati tra interventi dal palco, conferenze, tavole rotonde, summit, stand e quant’altro nei padiglioni della Fiera di Roma (in quel periodo, guarda un po’, governata dal sindaco e futuro fondatore del Pd Walter Veltroni). I numeri restituiscono le proporzioni: mille espositori, 500 giornalisti. Dei 5.000 delegati sbandierati in fase di preparazione sul posto se ne presentarono, per l’Ansa, meno della metà, ovvero sotto i 2.500. Piuttosto rarefatti nei 200mila metri quadrati di spazio messi a disposizione. Per intenderci, il mega-congresso è stato superato lo scorso weekend persino dal festival di Antonio Di Pietro, che col suo primo congresso dell’Idv ha radunato nel ben più ridotto Hotel Marriott, sempre a Roma, una platea di circa 3.600 delegati. E se il raffronto può apparire impietoso, da notare che nel fine settimana (27-29 marzo 2009) in cui è nato il Popolo della libertà, proprio alla Fiera di Roma c’erano 6.000 delegati e ospiti, 1.000 giornalisti di 217 testate accreditate, 91 fotografi e pure 250 hostess.
Poco importa se il «forum planetario» risulti essere stato, a conti fatti, un appuntamento in tono minore rispetto alle recenti convention di partito. L’ex premier Romano Prodi e una «selezione» dei suoi ministri - dallo stesso Bersani a D’Alema, nonché Pecoraro Scanio - ebbero comunque una vetrina per esibirsi davanti ai principi del petrolio e del gas. E il presidente del Wec, Andrè Caillè, assieme all’organizzatore di Roma 2007, Chicco Testa, furono invitati a colazione al Quirinale dal presidente Napolitano.
Ordinaria amministrazione. Certo, a parte quei mascalzoni di Greenpeace, capaci di rovinare la festa al Professore.

Sul più bello del discorso d’apertura, mentre scandiva con la consueta flemma il messaggio «ricerca, ricerca, ricerca!», due attivisti ambientalisti si calarono dal tetto e srotolarono in testa a Romano uno striscione di protesta, rubandogli le telecamere. Pazienza. Dopotutto, quel Congresso chi se lo ricorda più?

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