da Berchidda (Olbia)
Il festival Time in Jazz, fondato da Paolo Fresu nel suo paese natale, compie 21 anni. Giusto perciò che la rassegna ripercorra la propria storia con un doppio cd intitolato Then And Now. Ritornare qui, oggi, significa ammirare una manifestazione diventata di spessore internazionale, itinerante e crossover al punto da negare in parte il proprio nome. Berchidda ha attrezzato la sua piazza del Popolo per ospitare 2000 spettatori e sta progettando la costruzione di un anfiteatro. Gli ascoltatori esigenti hanno apprezzato più di ogni altro il concerto di tre eccellenti violoncellisti, Ernst Reijseger, Larissa Groeneveld e Giovanni Sòllima che hanno dato vita a suoni e improvvisazioni di Reijseger, gareggiando nel non prendersi sul serio ed esibendosi pure come solisti. E poi il quartetto darchi Alborada; la voce insieme forte e dolce di Paola Turci - sempre più jazzy - commentata dalle straordinarie figure di danza di Giorgio Rossi; e Ornella Vanoni che allAgnata di Tempio ha celebrato la memoria indelebile di Fabrizio De Andrè; e il connubio fra Reijseger, i Tenores di Orosei e la voce del senegalese Mola Sylla che ha rivelato insospettate prossimità con lo stile millenario dei vocalisti sardi; e infine il compositore-pianista-tuttologo Uri Caine che ha offerto la sua temeraria reinvenzione delle Variazioni Goldberg di Bach e ha lasciato ampio spazio alla voce gospel di Barbara Walker, più che mai intensa.
Ma veniamo al «jazz jazz». Un insolito Steve Coleman in sestetto si è proposto in veste acustica evitando che il suo sax prevalesse sulle voci strumentali dei compagni. In questo modo, con quattro suite fitte di intrecci raffinati, ha rivelato inedite parentele con il migliore jazz moderno del passato. Il duo di Chris Speed e Jim Black, sassofono e batteria, ha riscosso forti consensi a Luras.
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