da Cagliari
Un pianto lungo e interminabile, quanto la sua volata. «Solo un matto scatta dove sono partito io. Ho fatto una delle volate più lunghe della mia vita: lunga, lunghissima, ma davvero bella. Ho rischiato di perdere, ma certe volte per poter vincere bisogna rischiare di perdere: mi è andata bene».
Alessandro Petacchi appena superato il traguardo si è lasciato andare ad un pianto liberatorio. Un misto tra gioia e rabbia, con quel «ora non mi romperete più...» che è rimbalzato dalla Sardegna al continente. Poi, una volta asciugate le lacrime e ripulita la faccia, il volto malinconico del velocista Pierrot, ha raccontato il suo ritorno, tutte le sofferenze patite, le fatiche e la rabbia accumulata in questi lunghi mesi.
«Un anno fa, terza tappa del Giro a Namur, sono caduto: frattura della rotula. In pratica lì è finita la mia stagione. Solo io so quello che ho dovuto passare da quel momento in poi. Solo mia moglie e pochi altri amici veri sanno quello che ho dovuto fare e penare per tornare ad essere un corridore di livello, capace di vincere cose importanti. Ho ripreso tutto da capo, come un esordiente. Rieducazione, mesi di fisioterapia: mi sembrava di essere una vecchina di novantanni che pedala. Sapevo che sarei potuto tornare ai vertici, ma sapevo anche che non sarebbe stato facilissimo. Fino a ieri avevo vinto una decina di corse, ma una vittoria al Giro per me aveva un significato tutto particolare: quello della rinascita, di una nuova iniziazione. Penso davvero di essere tornato. Per la critica lassioma era facile: se non vinci al Giro e come se tu non avessi vinto nulla. Forse hanno pure ragione...».
A chi dedica questa vittoria? «A chi mi vuole bene, a mia moglie Anna Chiara, a Michele Bartoli che sa cosa vuol dire riprendere dopo un incidente come il mio. Poi ad un amico particolare, del quale non voglio fare il nome». Un amico preparatore-allenatore che si chiama Luigi Cecchini? «Mi segue da tantissimi anni, a lui devo molto e mi spiace che spesso venga tirato in ballo per cose che non esistono. Luigi è una persona per bene». È tornato a vincere al Giro, con una volata di potenza, senza treno... «Una delle vittorie più belle della mia carriera.
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