Super Messi, che lezione al Santos Il mondo ai piedi del Barcellona

Roba dell'altro mondo. Il Barcellona è la squadra più forte di tutte, quattro gol al Santos di Neymar e Ganso, figurine troppe piccole, ininfluenti a confronto della macchina affascinante, di gioco e di gol, messa assieme da Pep Guardiola. Le assenze di Villa, che oggi verrà operato alla tibia, e di Sanchez, tenuto a riposo per un guaio muscolare, sono state dimenticate al fischio d'inizio. La doppietta fantastica di Messi, i gol di Fabregas e di Xavi, i due pali, le altre dieci occasioni compongono l'album di ricordi di una partita senza storia e di sola cronaca celebrativa.
Roba dell'altro mondo non soltanto perché la finale si è giocata a Yokohama ma perché il Barcellona ha praticato un football, il suo ormai divenuto elemento distintivo, che nessuna altra squadra sa e ha saputo mai fare finora, se si eccettua, forse, l'Ajax di Cruyff capace di addormentare il gioco per accenderlo improvvisamente con le idee, i dribbling, i gol del suo fuoriclasse con il numero 14, così come Lionel Messi fa per il suo Barcellona e ieri ha fatto in modo superbo, esaltante, cancellando dal campo il duello con Neymar, il grande sogno brasiliano, un prodotto mediatico e degli sponsor più che un protagonista assoluto che veste la storica maglia e lo storico numero di Pelè.
Nessuno può scrivere e parlare di schema tattico, di diagonali e di ripartenze; il Barcellona di Guardiola, per paradosso, pratica l'1-1-1-1-1-1-1-1-1-1-1-GOL, una ragnatela di passaggi e di soluzioni molteplici che hanno ubriacato i brasiliani e questo è un dato da mandare a memoria per i docenti del kamasutra calcistico. La squadra di Guardiola non gioca il football isterico e aggressivo come il Real di Mourinho, sceglie, piuttosto, la qualità tecnica, il passaggio corto, il movimento collettivo e dinanzi alla girandola qualunque avversario non trova più riferimenti. Nessuno trascuri che Guardiola in questi anni ha saputo e voluto rinunciare a personaggi come Ronaldinho, Ibrahimovic, Eto'o, Henry, Thuram comunque migliorando il prodotto, inserendo i giovani del vivaio (ieri erano nove i prodotti della cantera catalana, un primato di grandissimo orgoglio), chiedendo alla società l'acquisto di un solo elemento di grande garanzia, Villa prima, Sanchez dopo.
La vittoria di Yokohama rappresenta il completamento di un lavoro che dura da tre anni e che ha portato il club a vincere tre campionati consecutivi, una coppa di Spagna, tre supercoppe nazionali, due Champions league, due coppe del mondo, due supercoppe Uefa, consentendo a Guardiola di essere il tecnico che ha vinto il maggior numero di trofei (13) superando la leggenda di Cruyff (11). I numeri possono spiegare soltanto in parte il fenomeno "blaugrana", la facilità con la quale il Barcellona gioca diventa frustrante, disarmante per qualunque avversario, la vittoria ottenuta sabato scorso al Bernabeu sul Real Madrid ne è stata la conferma ulteriore anche se la squadra di Mourinho ha riconquistato la testa della Liga con il terrificante 6 a 2 di Siviglia.

A fine partita Neymar ha pronunciato la frase che può riassumere il momento che sta attraversando il Barcellona: «Oggi ci hanno insegnato come si gioca a football». Detto dal miglior talento brasiliano significa la consegna di una squadra alla storia.

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