Super-Unicredit: previsti «esuberi importanti»

I vertici: «Ci sono i presupposti per affrontarli senza difficoltà» La mossa del Banco Sabadell

da Milano

Una volta a regime sarà il secondo colosso bancario europeo per capitalizzazione dopo la britannica Hsbc ma sulla strada che porterà Capitalia a fondersi nella nuova super-Unicredit ci saranno esuberi «importanti». Ad ammetterlo è stato lo stesso direttore generale di Capitalia, Carmine Lamanda che, insieme al vicedirettore generale di Piazza Cordusio, Paolo Fiorentino ha fatto da padrone di casa al primo incontro tra i dirigenti delle due promesse spose: in pratica l’avvio dei circa 80 cantieri incaricati di disegnare la nuova Unicredit di Alessandro Profumo prima del definitivo salto internazionale.
Accantonata l’opzione Société Générale, Unicredit ha di recente occupato un avamposto «strategico» (pari al 4% del capitale) nello spagnolo Banco Sabadell. Abbastanza per provocare la difesa di quest’ultimo che ha aumentato dell’1% l’incrocio azionario con il Banco Comercial Portugues.
Tornando alle nozze con Capitalia, Lamanda e Fiorentino considerano «gestibili» le ricadute occupazionali ricordando come in Italia ci siano i «presupposti» per affrontare il problema senza «particolari difficoltà». I calcoli ufficiali non sono ancora stati fatti ma, secondo ricostruzioni sindacali, il bilancio finale potrebbe superare i 7mila addetti per altrettante famiglie italiane.
Un numero che, laddove fosse confermato, si tradurrebbe nell’elaborazione di un piano di uscita pari a circa l’8% del personale italiano del gruppo (60mila persone Unicredit e 28mila Capitalia): 170mila dipendenti nel mondo, considerando le consociate estere a partire dalla tedesca Hvb. La ricaduta in termini occupazionali non si discosterebbe molto da quanto previsto da Intesa Sanpaolo, la superbanca guidata da Giovanni Bazoli e Corrado Passera che, ancora prima di celebrare le nozze, ha siglato un accordo con i sindacati per accompagnare alla pensione 5.300 persone, cui se ne sono poi aggiunte altre 1.300 per un totale di 6.600. Lamanda e Fiorentino hanno detto che «ci sono sinergie di costo importanti» che il gruppo intende sfruttare «integralmente», ma nel caso di Unicredit-Capitalia la quadratura del cerchio è ancora tutta da individuare e molto dipenderà dai paletti posti dall’Antitrust. Il quadro sarà più chiaro dopo le assemblee di ottobre, al termine del processo di avvicinamento iniziato ieri. Quando oltre 180 manager del gruppo sono accorsi nei saloni del centro di formazione di Unicredit. Prima delle nozze sono attesi almeno altri due summit, nel frattempo, ha proseguito Lamanda, l’attenzione rimane concentrata sull’unificazione del sistema informatico, una delle variabili chiave per determinare la vita del supergruppo.
In realtà il gioco di pesi e contrappesi interni ai due gruppi appare delicato anche dal punto di vista occupazionale.

Tra le più sensibili su questo fronte è apparsa finora la Regione Sicilia, anche se il presidente Salvatore Cuffaro si è ieri detto «assolutamente soddisfatto» delle rassicurazioni avute durante la recente trasferta a Palermo dello stesso Profumo e del presidente di Capitalia, Cesare Geronzi.

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