Torino - Mancini ha scherzato, si sono presentati in undici. Ma con Balotelli. Una specie di sfregio o di grande fiducia. Ha messo dentro il ragazzo, gli ha chiesto di giocare su Birindelli e lui lo ha subito ripagato. Lancio di Maniche, contatto in area Balotelli-Birindelli, il difensore della Juve va da una parte, il ragazzo dall'altra, Belardi è nella terra di mezzo: è così che la Juve va sotto dopo appena nove minuti e prende un po' di paura.
Ma Balotelli ha fatto di più, gli ha portato la semifinale a casa, la sua rete del 3-2 è stata una botta psicologica, una giocata semplice che si può immaginare solo un ragazzo che gioca ancora d'istinto. Legrottaglie gli ha concesso la giravolta in area, lui l'ha messa dove era umanamente difficile arrivare. Un gol che per la Juve voleva dire farne altri due per andare avanti in coppa Italia. C'erano ancora quaranta minuti da giocare per Del Piero davanti ai suoi tifosi, ma è cambiata l'aria dopo quel gol, sembrava impossibile che quella situazione si ribaltasse e onestamente è sembrato che i primi a smettere di crederci siano stati proprio gli juventini.
Se possibile dopo quel gol l'Inter è cresciuta e ha continuato a crescere. Ranieri a mezz'ora dalla fine ha messo dentro Trezeguet e Camoranesi mentre Cruz dall'altra parte sbagliava l'impossibile e la Juve dietro continuava a vivere di brividi. Senza Ibra, Zanetti, Cambiasso, Materazzi, Julio Cesar e Chivu, l'Inter ha dato una prova di superiorità che va oltre il risultato, fa il paio con la gara del Friuli, pareggiata ma vinta psicologicamente sul resto del gruppo. Alla lettura della formazione sembrava veramente che Mancini pensasse ad altro, poi il campo non ha lasciato niente in sospeso. Forse Mancini ha osato così tanto perché sta pensando di essere diventato invulnerabile, nemmeno uno straccio di tallone d'Achille a creargli qualche problema, Pelè e Maniche come gli altri. E Cruz in serata storta è stato compensato da un Toldo formidabile con interventi decisivi. Ma ieri sera l'Inter apriva e chiudeva il gioco a piacimento, accelerava e rallentava.
La Juve, questa Juve, ha fatto la sua parte dignitosamente e davanti all'avversaria a cui l'aveva giurata ha tirato fuori una gara di grande orgoglio. Ma non le è bastato Del Piero, a tratti immenso. Grande reazione al primo gol di Balotelli, Del Piero ha iniziato a giocare la partita della vita, o così pareva, ha iniziato a trascinare il pallone e i compagni nella metà campo dell'Inter, dieci minuti buoni di caccia al gol che è arrivato, ma su errore infantile di Jimenez che al limite della sua area s'inventa una giravolta palla al piede e si fa beffare da Zanetti. Fallo, calcia Del Piero con Toldo mezzo metro fuori dala riga di porta, deviazione in barriera di Stankovic palla alla sinistra del portiere nerazzurro immobile.
Ancora tanta Juve ma quasi impalpabile, Juve in vantaggio con Iaquinta ma quasi surreale, a sei minuti dalla fine del primo tempo su azione d'angolo di Stankovic ancora Jimenez dal limite, palla deviata di braccio da Salihamidzic, rigore, Cruz, 2-2 e già mezza croce impiantata sull'Olimpico. Nel mezzo di tutto questo Maniche in un momento di momentanea follia aveva scaricato un destro violento da 25 o 30 metri che dopo aver danzato si era impiantato sul palo di destra di Belardi, poverino.
Balotelli è rimasto dentro fino alla fine come invaso, a un certo
punto ha atteso palla al piede sulla fascia sinistra che quattro juventini si facessero sotto. Lo hanno massacrato ma che coraggio. Forse il segnale più reale di una prepotenza che in questo momento non ha altri padroni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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