Supermotard, grazie a Ktm diventare pilota si può

nostro inviato a Chignolo Po (Pavia)

Wheelie, derapate, stoppies, frenate al limite, pieghe inverosimili, in altre parole: supermotard. Una disciplina che sta conquistando un suo pubblico grazie alla spettacolarità delle gare, ma anche una fetta di mercato in costante crescita negli ultimi anni.
Nel 2006 le immatricolazioni di supermotard hanno rappresentato il 6% del totale delle vendite di moto in Italia. I corsi su pista organizzati dalle case costruttrici sono il modo migliore per avvicinarsi alla tecnica di guida sportiva, ma anche la via più breve per impadronirsi dei fondamenti per guidare in sicurezza su strada. In questo campo la Ktm è la scuola per eccellenza, con una storia ventennale alle spalle. La divisione «Adventures» dell’azienda austriaca organizza ogni anno 15 corsi di supermotard in Italia, Francia, Spagna, Germania e Ungheria, per circa 200 partecipanti in tutto. L’ultimo della stagione, si è svolto il 16 ottobre sulla Pista Azzurra di Jesolo (Venezia). Abbiamo ha provato uno dei corsi, lo scorso 19 settembre sul circuito di Chignolo Po, nel Pavese.
La docenza è affidata, in questo come negli altri corsi, a istruttori di altissimo livello: Gilles Salvador, ex campione mondiale della disciplina, e l’astro nascente del supermotard Andrea Occhini, pilota ufficiale Husaberg nel mondiale.
All’appuntamento, ore 9 in pista, arrivano alla spicciolata gli «alunni», età media 40 anni, la maggior parte sono uomini - soprattutto motociclisti «stradisti» con poca dimestichezza con l’assetto delle supermoto - ma ci sono anche due donne. Alcuni in sella alla propria moto altri senza, dal momento che la Ktm offre la possibilità di noleggiare una 450 SMR settata per la pista (e così abbiamo fatto noi). Il corso comincia con una parte teorica in cui Gilles Salvador spiega - nel suo irresistibile idioma franco-italiano - la posizione giusta da tenere in sella (peso in avanti e piedi sulle pedane), come dosare frizione e freni, cosa fare in pista per non mettere in pericolo se stessi e gli altri. Indossati tuta, casco e stivali, si accendono le moto e si scende in pista. Gli istruttori concedono una ventina di minuti di giri liberi per prendere confidenza con i mezzi e il tracciato. E sono davvero utili perché ci vuole del tempo per scaldare le gomme e abituarsi alla guida sulla pista: c’è chi tira di più ai primi giri e chi studia con più prudenza le reazioni della moto. I due istruttori seguono ogni allievo, evidenziano gli errori e spiegano, punto per punto, come affrontare le diverse difficoltà del circuito. Il corso, molto impegnativo dal punto di vista fisico, dura fino alle 18. Nell’ultima parte si gira sullo sterrato, che richiede ancora più attenzione per il minor grip delle gomme. Ma a fine giornata è evidente per ognuno il miglioramento. Maggiore padronanza del mezzo, sensazione di sicurezza anche nelle evoluzioni che nella mattinata sembravano più impervie. Ed è questo, per chi non voglia proseguire nell’approfondimento della disciplina, già un risultato notevole che il corso regala.
«Al supermotard si avvicinano o piloti professionisti che vogliono migliorare il proprio stile di guida - spiega Fabio Fasola, managing director di Ktm Adventure Italia - oppure neofiti che imparano in questo modo le basi della guida sicura. L’Italia, purtroppo, ha il record in Europa per incidenti in moto, perché molti si avvicinano alle grosse cilindrate senza più passare dai motorini, una fase di apprendistato che un corso di motard può in qualche modo sostituire».

Tra i corsi più attesi, parlando invece di enduro, il prossimo «Desert logic» in Tunisia dal 2 all’8 dicembre prossimi.

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