La supertassa ci costa (quasi) la metà

Con le detrazioni, il contributo di solidarietà è più leggero. Si pensa a un prelievo sui soldi rientrati con lo scudo fiscale. Il gettito non supererà i 3,8 miliardi di euro e l'aliquota media sarà intorno all'1%

La supertassa ci costa (quasi) la metà

Roma - L’«eurotassa» c’è, ma sarà meno pesante del previsto. La notizia l’aveva data giorni fa Giulio Tremonti, ma è passata un po’ in sordina. L’attenzione si è concentrata sul fatto che il contributo di solidarietà darà entrate tutto sommato limitate. E ieri la relazione tecnica della manovra ha confermato che il capitolo fisco non è poi così rilevante. Il contributo di solidarietà oltre i 90.000 euro pesa 3,8 miliardi di euro in tre anni. Poco più di un miliardo all’anno, una posta minore della manovra bis e quindi anche una stangata minore sul contribuente.
Il meccanismo alla base del prelievo è noto. Per la parte di reddito sopra i 90mila euro, c’è una tassazione extra del 5%. Aliquota valida fino ai 150mila euro, oltre si applica il 10%. Il fatto è che il contributo è deducibile. In altre parole, l’anno successivo rispetto a quando è stato pagato (quindi nel 2012 e nel 2013) potrà essere sottratto al reddito imponibile. Novità non da poco. Basta prendere come esempio un reddito di 150mila euro all’anno. Il primo anno, cioè nella dichiarazione relativa al 2011, il contributo sarà di 3.000 puliti. Cifra che corrisponde al 5% della parte di reddito sopra i 90 mila euro. Nei tre anni il contributo dovrebbe arrivare a 9.000 euro, ma interviene lo sconto per la deduzione che Il Sole24ore ha stimato in 3.870 euro. Alla fine nei tre anni, il contribuente con un reddito di 150mila euro avrà pagato 5.130 euro, pari a 1.710 euro all’anno. L’1,1% del reddito complessivo.
Sopra quella soglia di reddito scatta la seconda aliquota, quella al 10%. Ma il meccanismo, sconti compresi, non cambia. Nel 2011, contributo di 6.250 euro, nei tre anni 10.687 (invece di 18.750) e quindi 3.562 euro all’anno. Il contributo diventa minimo per redditi più bassi, ad esempio su 100 mila euro, sarà di 285 euro all’anno. Un ulteriore sconto arriva dalla possibilità di scegliere tra il contributo e un aumento dell’aliquota: dal 42 al 48%, che converrà soprattutto per chi guadagna più di 165mila euro.
Tra le polemiche sollevate dal contributo di solidarietà, il fatto che a determinare l’imponibile c’è anche il reddito sulla casa. Sono invece esclusi i canoni di affitto, se il contribuente ha deciso di optare per la cedolare secca.
Quello che è certo è che il contributo di solidarietà resterà nella manovra bis e che non sarà eliminato nel corso dell’Iter parlamentare. Ma il cantiere fiscale della manovra non è chiuso. Lo dimostra l’indiscrezione secondo la quale il governo starebbe pensando di recepire una proposta che nei giorni scorsi è stata avanzata dal Pd e che alcuni esponenti del Pdl avevano apprezzato: tassare i capitali rientrati in Italia con lo scudo fiscale. La tassa sui soldi scudati che l’esecutivo starebbe valutando, non è del 15% come chiedevano i democratici, ma dell’1% o del 2%.
Tra i capitoli passati un po’ in sordina nell’ultima versione della manovra c’è l’estensione delle liberalizzazioni degli orari e dei giorni di apertura dei negozi. La riforma era partita da una richiesta del ministro Michela Vittoria Brambilla, ed era stata introdotta, limitatamente alle aree del Paese a vocazione turistica.

Nel testo in Gazzetta ufficiale, la liberalizzazione viene estesa a tutto il territorio dell’Italia. Un’ operazione «rivoluzionaria», ha commentato ieri la stessa Brambilla. Contrarie, ancora una volta, le associazioni degli esercenti, in testa Confcommercio.

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