Vancouver 2010

Surf al mattino e sci di sera: ecco Vancouver, città dei paradossi

Attenta al benessere degli abitanti, si è guadagnata l’appellativo di "fortunata". Eppure piove un giorno su tre

Surf al mattino e sci di sera: ecco Vancouver, città dei paradossi

La canadese Vancouver è un ben di dio di coste, insenature e spiagge, accoccolata sul porto che con tremila navi l'anno giganteggia fra gli scali della costa americana del Pacifico. Senti il profumo del mare, poi alzi lo sguardo e spuntano le cime imbiancate. Proprio qui, il prossimo 12 febbraio prenderà il via la ventunesima edizione dei Giochi Olimpici Invernali. Il tutto accade in una città dei paradossi. Vedi barche ormeggiate al porto, idrovolanti che fendono il cielo e poi le quinte di montagne incappucciate di neve, così capita che si possa fare windsurf al mattino e sci di sera. Il clima è perennemente mite, con estati che ricordano la primavera e gli inverni dolci, la colonnina di mercurio difficilmente scende sotto i meno tre gradi così come non si spinge oltre i 18. Condizioni che fanno pensare a tutto fuorché alla possibilità di sciare a un passo dal cuore della città. Eppure, a circa nove chilometri, suppergiù un quarto d'ora d'auto, si trova Grouse Mountain, un dislivello sciabile di 274 metri con la cima più alta che si spinge a 1.128 metri. A ventidue chilometri dalla città, in direzione est, spunta il Monte Seymour (930-1260 metri), con i suoi cinque impianti di risalita, di cui uno skilift e quattro seggiovie. Ma è Cypress Mountain ad essere coinvolta nelle Olimpiadi, un comprensorio con un dislivello sciabile di 512 metri e trentaquattro piste distribuite fra due montagne: Strachan (1450 metri) e Black Mountain (1220). Cypress è la mecca degli snowboardisti, il 70% dei frequentatori abituali. Paradiso, poi, di chi è attratto da uno sci impegnativo, garantito dalla miriade di piste ripide, cioè nere, aperte ma anche nascoste nel bosco, di fuori pista e sistemi di gobbe che i locali cavalcano con un atletico gioco di gambe. L'inverno vero, lo si trova a 120 chilometri a nord di Vancouver, costeggiando un fiordo. Si tratta di Whistler-Blackcomb, comprensorio che le riviste di sci americane hanno più volte classificato come il numero uno del Nord America.
Vancouver è una metropoli che ha tutti i crismi della città dello sport. In occasione delle Olimpiadi, nei suoi stadi di ghiaccio, ospiterà il pattinaggio, curling e l'amato hockey, lo sport che - in assoluto - monopolizza gli schermi della tv e le discussioni al bar. Vancouver è una città giovane e multietnica, crogiolo di sessantotto etnie che si intrecciano armoniosamente senza annullare la propria individualità. Negli Usa, le razze tendono a omogeneizzarsi. Qui, la composizione suggerisce l'idea di un mosaico dove ogni tessera si pone l'una accanto all'altra senza perdere forma. È popolosa, laboriosa, ma attentissima alle questioni legate al benessere, Vancouver. Una cura che le ha guadagnato l'appellativo di città lucky (fortunata), sebbene la febbrile Toronto lo converta, con un pizzico di invidia, in lazy (pigra).

Gli abitanti di Vancouver, è vero, amano il buon vivere, e pazienza se piove un giorno su tre.

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