Antonio Lodetti
Era la Suzanne Vega amata dai fan, la più autentica ed ispirata, quella che è uscita con grande successo da quattro doppi concerti al Blue Note di Milano, unica tappa del suo tour europeo. La Suzanne Vega uscita dallinesauribile fucina folk del Greenwich Village newyorchese a metà degli anni Ottanta. È arrivata oltre venticinque anni dopo i grandi vati del Village - da Dylan a Joan Baez per citare i più noti - ed è riuscita ad imporre con una certa originalità le sue ballate poetiche e al tempo stesso crude, sognanti ma dai testi malinconici come Luka (storia di violenza famigliare su un bambino) o In Liverpool (struggente ricordo di un amore giovanile). Armata di chitarra acustica e accompagnata soltanto dal morbido basso di Michael Visceglia, la cantante ha ipnotizzato il pubblico (salvo i soliti rumorosi avventizi capitati lì perché fa tendenza o per caso) con limmediatezza dei suoi arpeggi e la sincerità dei chiaroscuri emotivi della voce.
Suzanne Vega: il folk non invecchia
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