Roma - Spazi insufficienti, poco personale e migliaia di extracomunitari dietro le sbarre. Dopo un anno l’effetto indulto è già svanito e le carceri italiane scoppiano di nuovo. Sono infatti 49.442 i detenuti negli istituti di pena italiani, 6.200 in più rispetto a quelli previsti dal regolamento e da ottobre a dicembre 2007 sono finite in cella oltre mille persone al mese. «La situazione sta diventando irrecuperabile - dice a L’Espresso in edicola domani, il capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Ettore Ferrara - c’è un rubinetto aperto che allaga la casa, e tutti guardano senza intervenire».
Il sovraffollamento si registra sia nelle carceri delle regioni del Nord che in quelle del Meridione: a Milano, nell’istituto di San Vittore, ad esempio, «con due reparti chiusi per ristrutturazione, la capienza maschile è di 700 unità - racconta Luigi Pagano, responsabile dei penitenziari lombardi -invece gli uomini sono 1.187, senza contare le 97 donne e i 77 ricoverati del centro clinico». Lo scenario appare simile a Genova: la capienza limite, al carcere di Marassi, è di 450 posti ma il Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria, segnala la presenza di «oltre 600 detenuti», con una carenza stimata «di più di 120 agenti».
In Sicilia, inoltre, dall’agosto scorso il "tutto esaurito" abbonda: nel carcere Piazza Lanza di Catania, ci sono 399 detenuti contro i 245 previsti, mentre ad Agrigento se ne registrano 294 contro 253 e a Barcellona Pozzo di Gotto sono 256 contro 216.
Dall’estate scorsa a oggi, il 23,8% degli "indultati" è tornato in cella e sono cresciute, in parallelo, le percentuali di reati come rapina, truffa e tentato omicidio.
L’altro punto scomodo è la divisione in carcere tra chi è stato condannato e chi è in attesa di giudizio: su 49.193 detenuti, ben 29.137 rientrano nella categoria degli imputati, mentre 18.569 sono i condannati e 1.487 gli internati, ossia i ricoverati in ospedali psichiatrici giudiziari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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