Non è vero che Ibra pensi soltanto ai fatti suoi, che sia un egoista senza principi e senza patria, avendone avute troppe. Ibra è invece un presidente-allenatore. Altro che Moratti e Berlusconi, altro che «il Chino deve giocare» e «niente albero di Natale». La sua squadra, Ibra non la paga e non lallena, la vive. Eccola qui di seguito, neppure troppo liberamente tratta dalla sua biografia, Io, Ibra (Rizzoli), scritta con il giornalista svedese David Lagercrantz.
1 Helena Seger portiere. È sua moglie, maggiore di lui di 11 anni. È lunica persona al mondo che può piazzarlo sul divano come uno dei loro due bambini a guardare un telefilm. Gli ha persino insegnato a usare le posate giuste per il pesce. Dotata di presa ferrea sui colpi di testa del marito.
2 Gianluca Pessotto terzino destro. Uno dei pochi che, definito «bravo ragazzo» dal Nostro bad boy, non la prende come unoffesa. Il dramma del suo tentato suicidio, il 27 giugno del 2006, ha segnato Ibra molto più profondamente di tutti i suoi innumerevoli tatuaggi.
3 Ahmed Hossam Hussein Abdelhamid detto Mido difensore centrale. Di fatto sarebbe un centravanti egiziano ma, siccome ai tempi in cui giocava con Ibra allAjax, in un momento di follia rischiò di ammazzare il collega tirandogli addosso un paio di forbici, merita la convocazione, seppure fuori ruolo, per lerrore di mira.
4 Leo Beenhakker difensore centrale. Siamo ancora in zona Ajax. La sua aria da «mafioso» piacque subito al giovane attaccante ex-Malmö, il quale lo considera ai primissimi posti fra quelli (pochi) che hanno costruito il suo successo. In pratica, un Moggi con le sigarette al posto del sigaro e i capelli bianchi al posto della pelata.
5 Maxwell Scherrer Cabelino Andrade (Maxwell può bastare) terzino sinistro. Finalmente uno al posto giusto. Altro «bravo ragazzo» e altro ex-ajacide. Secondo il Nostro, ha un solo difetto. Lo stesso difetto che Emilio Fede imputa a Silvio Berlusconi: è troppo buono. Ad Amsterdam, a Milano sponda Inter e a Barcellona è stato il Sancho Panza mancino di Zlatan.
6 Fabio Capello mezzala destra. Definito «duro come la roccia» dal Nostro, possiede il copyright della massima che Ibra sè scolpito per sempre nella zucca: «Il rispetto uno non lottiene. Se lo prende». Un giorno, alla Juventus, ordinò a Zlatan di studiare una videocassetta con tutti i gol di Marco van Basten per insegnargli a essere più cattivo in area. I difensori e i portieri di tutto il mondo lo odiano anche per questo.
7 Luciano Moggi regista basso (intorno all1,70). Per laggettivo zlataniano che lo dipinge vedi alla voce Beenhakker. Ibra si commosse (!) vedendolo piangere (!!) quando scoppiò il merdone di Calciopoli. E queste sono due notizie. La terza è che il Nostro non ha cambiato idea, né sullaggettivo (nel senso buono) né sulla commozione.
8 José Mário dos Santos Mourinho Félix (Mourinho basta e avanza) mezzala sinistra. Come una ragazzina, conquistò il cuore di Ibra con gli sms. Special One e «non pirla» per eccellenza, a Zlatan, nellintimità dello spogliatoio, qualche volta ha dato ben più che del «pirla». E lui ha ricambiato dicendo desser pronto a uccidere per Mou. Se non è amore questo...
9 Robson de Souza detto Robinho (finalmente un milanista) trequartista sul centro-destra. Ibra lo adora per i suoi dribbling e, soprattutto, perché anche lui ha avuto il suo «ghetto». Da São Vicente, in San Paolo, a Rosengård, in Malmö, il (doppio)passo è molto più breve di quanto si possa pensare.
10 Antonio Cassano trequartista di centro-sinistra. Anche Bari Vecchia non è male, come culla scomoda per il talento calcistico. Ibra gli vuole talmente bene che negli ultimi tempi (ma questo nella biografia non cè) si sta cassanizzando nel ruolo di assist-man. Ma persino la «roccia» Capello approverà.
11 Carmine Raiola detto Mino punta.
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