Svelato il mistero P3: sono «Qui Quo Qua»

RomaStai a vedere che P3 è il nome in codice di Qui, Quo, Qua. Che nei cassetti delle redazioni e dei tribunali c’è già l’intercettazione che inchioda i nipotini di Paperino al loro ruolo di agenti del capitalismo internazionale, con la missione di corrompere i giovani italiani. Magari con l’aiuto di Paperoga, che con quell’aria eccessivamente svagata non ha mai convinto nessuno.
Ma forse la vera notizia è che alla fine è caduto anche Topolino. Aveva passato indenne le fasi più infuocate della storia italiana. Atermico durante la guerra fredda, moderato per indole, tollerato persino nelle sezioni del Partito comunista italiano. Un po’ meno nelle sacrestie, ma solo perché faceva concorrenza al Giornalino delle Paoline.
Nessuno pensò di farne un feticcio del nemico capitalista nemmeno negli anni Settanta. Anzi, se in quel periodo tetro gli unici giovani artisti italiani a farsi conoscere all’estero erano dei fumettisti, il merito è anche delle letture giovanili targate Disney. Eppure sostenere che zio Paperone era un nemico del popolo, con quella sua etica del lavoro e del denaro, sarebbe stato facile per gruppettari e stalinisti.
A colmare questa lacuna della sinistra estrema hanno pensato gli eredi degli anni Dieci. Siti internet post girotondini e blog di parte giustizialista in questi giorni fanno trapelare un messaggio inquietante. Mamme, babbi, bimbi, fate attenzione. Silvio Berlusconi sta usando Topolino per corrompere i pargoli promuovendo quella diavoleria che è il decoder del digitale terrestre. «Conviene prenderli da piccoli» si legge sopra riproduzioni delle tavole incriminate.
E poi giù disamine alla Michael Moore della storia «Zio Paperone e il digitale Extraterrestre», scritta da Alessandro Sisti e Paolo Mottura, apparsa sul numero 2847 del fumetto. Il tema è il passaggio al digitale terrestre di Paperopoli. I decoder che vanno a ruba? Un chiaro invito a comprarli. I paperopolesi vanno a un centro commerciale che si chiama Paperonics? Un riferimento a una vera catena di elettrodomestici. Poi c’è la Banda Bassotti che cerca di rubare l’apparecchio. Insomma, la storia secondo i blogger è un invito implicito a cedere al passaggio dalla tv analogica a quella digitale. Un’istigazione a «dire a mamma e papà di andare nel negozio più vicino a casa e acquistare il necessario per la tv digitale».
E Topolino si è prestato? «È la partnership da sempre strettissima tra Mondadori e Disney». Non ci sono dubbi è «un marchettone». E se sono stati mobilitati anche Archimede e tutta la famiglia dei paperi è solo per il «conflitto di interessi del nostro presidente del Consiglio: un incesto politico, istituzionale, finanziario e mediatico. Un affare colossale, per lui, un raggiro nauseante, per noi, ecco cos’è il digitale terrestre italico».
Immediata la risposta del popolo di internet. «Siamo sommersi da messaggi subliminali!», si legge su Facebook; «la Disney è in mano a un gruppo sionista che ha il 96% del pubblico televisivo, cinematografico ed editoriale negli Stati Uniti. Nulla può sorprenderci»; «pure Mussolini faceva questo lavaggio di cervello!».
Qualcuno si azzarda a notare che in realtà la storia sul decoder extraterrestre è parte di un genere.

«Topolino ha sempre raccontato storie prendendo spunto dalla realtà. Le rende paradossali, irriverenti e perfino divertenti. Per favore, non facciamo la caccia alle streghe». Ma l’invito cade nel vuoto. Per un pezzo di Italia non ci sono dubbi. Qui, Quo, Qua si sono venduti al nemico.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica