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Le sviolinate di Milena agli affari flop della sinistra

Lo scorso maggio "Report" ha dipinto come "buona notizia" una dubbia operazione edilizia. Ma il progetto della Regione Emilia-Romagna è fermo e non sono stati creati i posti di lavoro prospettati

Le sviolinate di Milena agli affari flop della sinistra

Bologna - Quando c’è da indagare sugli affari del presidente del Consiglio, analizzare le beghe dell’Aci o spulciare i bilanci di amministrazioni del centrodestra, Report si dà un gran da fare. Naturalmente quando lo sguardo volge a sinistra va tutto bene, anzi benissimo.

Lì dove governa la sinistra sembra essere tutto «ottimo e abbondante» e ci riferiamo ai progetti fallimentari della Regione Emilia-Romagna catalogati da Milena Gabanelli come esempi da imitare ed infilati a forza tra le «good news» del noto programma televisivo. Se anche su alcune vicende bolognesi invece di elogiarle a scatola chiusa si fosse usato lo stesso piglio giornalistico, le conclusioni avrebbero potuto essere differenti. E ci riferiamo alle mirabolanti vicende del Tecnopolo di Bologna messe in onda da Report il 16 maggio 2010 tra le good news, tra le cose che funzionano. Un lungo servizio di nove minuti per esaltare ciò che a Bologna in realtà non funziona.

Il Tecnopolo è, usando una terminologia molto di moda tra gli urbanisti, un «contenitore» all’interno del quale si concentrerebbero studenti, studiosi ed enti che si occupano di ricerca applicata. In teoria, se ben realizzato, una sorta di maxi pensatoio da cui fuoriescono innovazioni applicabili al mondo della produzione e dei servizi. La trasmissione esaltava gli sforzi che la Regione Emilia-Romagna aveva fatto per sviluppare un progetto così illuminato e moderno. Sembrava che i lavori dovessero partire dopo poco tempo, sono state mostrate colorate planimetrie e illustrato con sapere tecnico l’utilizzazione degli spazi. Ma le cose non si sono svolte come raccontate in trasmissione, anzi i lavori non si sa se (e quando) in realtà incominceranno. Non solo, si è venuti a sapere che l’iter urbanistico legato alla progettazione del Tecnopolo è stato usato come leva per far diventare edificabile una vasta area della città.
La questione è delicata: riguarda più l’ambito speculativo-immobiliare piuttosto che quello della ricerca. Rendere edificabili vaste aree significa quattrini. Duccio Campagnoli, ex assessore regionale alle Attività produttive, un duro del partito, arrivato in Regione dopo avere trascorso una ventina d’anni all’interno della Cgil, ha siglato una marea d’accordi per costruire il Tecnopolo all’interno dell’area industriale dismessa della Manifattura Tabacchi.

Il bel racconto messo in onda su Rai3 in città non ha convinto molto. Non solo, la questione raccontata da Report ha spinto alcuni politici del centrodestra a raccogliere maggiori informazioni: Renato Farina ha depositato un’interrogazione alla Camera, Mario Borghezio una in Europa e Manes Bernardini due in Regione. Compattamente i politici volevano saperne di più di quei 346 milioni di euro complessivamente previsti per la realizzazione delle rete dei Tecnopoli in Emilia-Romagna. Di tutti quei quattrini 128 milioni dovevano provenire dalla Comunità Europea e il rimanente «a partecipazione pubblica nazionale». Il progetto prevede una rete di Tecnopoli così perfetta che gli attuatori del programma stimavano la creazione di 14mila nuovi posti di lavoro entro il 2015. Versione poco credibile, ormai siamo nel 2011 e di nuovi posti di lavoro se ne sono contati pochissimi. Per ristrutturare ed adattare l’edificio della ex Manifattura Tabacchi era stato previsto un investimento da 150 milioni di euro. Quattrini non finalizzati alla ricerca, ma destinati all’esecuzione delle opere edili.

Ma i quattrini non ci sono. Degli iniziali dieci milioni di euro che avrebbe dovuto investire la Regione ne sono rimasti solamente tre che ora vengono utilizzati per indire o un concorso internazionale o affidare i lavori attraverso il «project financing». Sembra che in pochi si fossero accorti che l’edificio industriale da 100mila metri quadrati da trasformare in uffici è di pregio: venne progettato dal famoso architetto Pier Luigi Nervi, a luglio la struttura è stata vincolata dalla Sovrintendenza. Sarà difficile un radicale stravolgimento della struttura, i costi di trasformazione aumenteranno ulteriormente.

In seguito, si è venuti a sapere che, così come ha riferito il vicepresidente della Provincia di Bologna Giacomo Venturi: «Il Tecnopolo è l’elemento centrale attorno al quale riprogettare il quadrante di città che comprende il Parco Nord, la Fiera ed altre aree più a sud». È in una di queste aree che potrebbero nascere il nuovo stadio e nuove attività commerciali. Ma lo scopo non era quello di progettare e realizzare un grande centro dedicato alla ricerca? Ma tutto questo Milena Gabanelli come faceva a non saperlo? Perché i puntuali giornalisti di Report non sono andati a vedere chi sono i proprietari di quelle aree? Era tutto scritto sugli atti pubblici riguardanti il Tecnopolo di Bologna, quello infilato a forza tra le good news.

Altro che Antigua, andate a Bologna.

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