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La Svizzera deraglia sul suo «pendolino»

Disagi, guasti e ritardi per il Cisalpino. La rivolta dei viaggiatori. Ma Berna minaccia: vi togliamo la concessione. L'azienda accusa: colpa della manutenzione fatta in Italia

Francesco Cramer RomaPuntuali, puliti, efficienti? Mica sempre se si parla di treni. La Svizzera sta deragliando sul «pendolino» italo-elvetico tanto che l'altro giorno il consigliere federale Moritz Leuenberger ha sbattuto i pugni sul tavolo: «Non posso mica andare a Bruxelles a ritirare un premio per la politica dei trasporti svizzera e assistere senza reagire ai disastri causati dal Cisalpino». Il Cisalpino, società composta dalle Ferrovie dello Stato (con Trenitalia) e dalle Ferrovie Federali Svizzere, garantisce, o meglio dovrebbe garantire, collegamenti rapidi tra Firenze, Trieste, Venezia, Milano, Livorno, Zurigo, Ginevra e Basilea. Praticamente ha in gestione la totalità del traffico fra Italia e Svizzera. Peccato che da tempo il servizio rasenti l'efficienza di un paese africano: ritardi, sporcizia, disagi. E la pazienza degli utenti è arrivata così al capolinea che un gruppo di pendolari ha persino creato un sito internet per incanalare la rivolta. «Cessoalpino.com»: sito web dove con precisione elvetica, quella sì, si segnalano soppressioni, ritardi e guasti di tutti i convogli. Dal 14 dicembre al 3 febbraio, per esempio, sugli 891 viaggi l'Etr 470 ha subìto ritardi di 5 minuti 447 volte, di 15 minuti 260 volte, mentre è stato soppresso totalmente o parzialmente 103 volte. Un incedere a singhiozzo che ha fatto imbufalire quelli del sito che, on line, hanno persino messo in vendita gadgets taglienti: adesivi, tazze da caffelatte e persino t-shirt con la scritta «cessoalpino», dove la «o» è un bel water con l'asse. Il 22 dicembre scorso, per un guasto, centinaia di viaggiatori sono rimasti intrappolati nella galleria del Loetschberg e hanno potuto far pipì soltanto una volta arrivati a Chiasso perché nessun gabinetto funzionava. Il 4 gennaio ci sono volute due ore per coprire la tratta Milano-Lugano, mentre il 2 febbraio il treno è rimasto fermo per mezz'ora a Lugano. Ma la Confederazione non è rimasta con le mani in mano e ha minacciato che se la situazione non dovesse migliorare potrebbe persino ritirare la concessione del trasporto che scade nel 2017. Ma di chi è la colpa? La società accusa gli italiani: «Non hanno svolto la manutenzione dei treni». In effetti spetta a noi mettere a puntino carrozze e locomotive, solitamente «ricoverate» a Milano o a Bologna. E ancora: «I treni diretti in Svizzera dalla Centrale di Milano partono sempre per ultimi: danno la precedenza a quelli diretti a Roma o in altre località».

L'azienda, poi, ce l'ha pure con l'Alstom, società che nel 2000 ha rilevato l'attività della Fiat Ferroviaria: «Da due anni stiamo aspettando quattordici più moderni Etr 610 ma fino ad ora non abbiamo ancora visto arrivare nulla».

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