Svizzera potenza delle nevi, e il meglio deve ancora venire

Una nazione al comando. Già tre ori con Cologna, Defago e Ammann. E adesso tocca a Cuche e Janka. Senza contare che la stellina Gut è ancora ko

Svizzera potenza delle nevi, e il meglio deve ancora venire

Con un occhio al palmares ed uno alla mappa, forse anche Gheddafi potrebbe ricredersi e riaprire le sue frontiere alla Svizzera: in testa al medagliere olimpico con tre ori secchi in tre discipline diverse la Confederazione è per ora la prima della classe a Vancouver. I rossocrociati hanno dato prova di polivalenza e duttilità. Sanno saltare, come ha dimostrato Simon Amman dal trampolino. Sanno venire giù a valle più veloci degli altri, come ha fatto Didier Defago nella libera, e sanno anche lavorare di gambe e sciolina come la falcata di Dario Cologna ha perfettamente compendiato. Questo per tacere degli altri sport, non interessati da questi Giochi: inutile ricordare come lo stile nel tennis sia nel rovescio di Roger Federer e che dire di una nazione che, con Alinghi, è stata imbattibile per mare, pur non avendolo?
Proverbialmente neutrali anche nei confronti dei loro successi, gli elvetici non si gonfiano ancora il petto anche perché sanno che il loro medagliere è destinato ad allargarsi. Nello sci nordico Dario Cologna, a 24 anni, non è certo sazio dell'oro di due giorni fa nella 15 km a skating. Lui, che è stato l'eroe indiscusso della scorsa stagione di coppa quando si è portato a casa anche il Tour de Ski, può dire ancora la sua sia nelle gare di lunga distanza, di cui è campione in carica, sia nelle sprint. Mentre nella staffetta, lo immaginiamo un buon vagone (come i trenini elvetici) lanciato verso la vittoria. Dalle discipline più tradizionali, come trampolino e fondo, il rinnovamento rosso crociato passa anche per i giovanissimi di snowboard e freestyle: molti i nomi che potrebbero lasciare il segno, da Michael Scmid, terzo nel ranking mondiale dello stile libero, a Franzi Maeger Koheli fra le migliori sulla "tavola".
Il bello della Svizzera è che è riuscita a voltare pagina: l'età dell'oro dello sci alpino di Pirmin Zurbriggen prima, e di Michael Von Gruningen e Vreni Schneider, poi, era una eco lontana e un pungolo doloroso se paragonato ai modesti risultati degli scorsi anni. Ora è proprio l'alpino il settore dominante: i giovani imparano dai vecchi che però ancora danno del filo da torcere ai giovani. Qualche nome? Ne basta uno che vale per due. Già, perché se a vincere la libera è stato Didier Defago, tutti si aspettavano il botto dall'altro Didier, quel Cuche cannibale e meticoloso, che a 35 anni suonati è ancora l'uomo jet più temuto del circo bianco. Il retroscena è da paradosso ma Defago rischiava di non essere a Vancouver perché per compragli un biglietto per il Canada, agli allenatori non era bastato il podio ottenuto a dicembre sulla Stelvio. Lui ha metabolizzato il rospo, è passto per l'ordalia dello spareggio con i compagni e poi è arrivato primo al parterre della libera, diventando l’uomo più veloce al mondo. Intanto però l'altro, Cuche, l'ex macellaio di Neuchatel, dato per favorito, sarà per questo ancora più goloso di centrare uno degli altri suoi obiettivi alla portata, dal superG al gigante.
In campo maschile Carlo Janka, la rivelazione di questa stagione, è ancora atteso alla prova: le sue gare? Potenzialmente potrebbe vincerle tutte, tranne lo slalom, dalla combinata, dove potrebbe far bene anche Silvan Zurbriggen, al gigante, al superG. La primavera della Svizzera è cominciata un paio di stagioni fa, quando furono i gemelli "diversi", ma vincenti assai, Marc Berthod e Daniel Albrecht, a far stare col fiato sospeso gli avversari, conquistando il tempio (e il podio) di Adelboden. Ora il secondo sta superando il terribile incidente sulla Streif, l'altro ha fatto crescere barba e capelli ma sembra aver smarrito un po' di quella forza da sansone che lo rendeva inarrivabile fra le porte strette.


In compenso ci sono le ragazze, che puntuali hanno cominciato il loro rinascimento: in questa stagione sul podio sono salite in quattro, prima Fraenzi Aufdenblatten e Nadia Styger in Val d’Isère, poi Nadia Kamer a Cortina e Fabienne Suter, ormai una certezza ed un pericolo in superG. Senza contare che Lara Gut, 19 anni, forse fra le polivalenti più forti, è “in panchina”, per un interevento all'anca, a "godersi" le olimpiadi, ma dopo due argenti iridati, non ha ancora cominciato a fare sul serio.

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