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Svolta in Afghanistan, la Rice ringrazia l’Italia

Più flessibilità in Afghanistan, un maggiore impegno nei negoziati con l’Iran. Sono queste le linee guida tracciate dal ministro degli Esteri Franco Frattini in una conferenza stampa a Washington, dopo un vertice con il segretario di Stato Condoleezza Rice. «L’Italia è fondamentale nei colloqui con Teheran - ha detto la Rice -. Prima e dopo i colloqui di Ginevra, l’aiuto di Roma è stato prezioso per proseguire nella strategia a due binari per scoraggiare le ambizioni nucleari di Ahmadinejad».
Un assist colto al volo da Frattini: «In Medio Oriente il tempo gioca contro di noi». Per questo, ha aggiunto il ministro, bisogna cogliere la «finestra di opportunità» da qui alla fine dell’anno per arrivare a un accordo di pace. «Dobbiamo lodare quello che Washington, il nostro primo alleato, sta facendo nella regione mediorientale - ha continuato -. Adesso sarebbe importante che le due parti dimostrassero alla comunità internazionale che i negoziati sono vivi. Bisogna spiegare all’opinione pubblica delle due parti che l’opzione del fallimento non esiste, perché se perdiamo la speranza per il Medio Oriente è finita».
Ma non c’è stato solo l’Iran al centro dei colloqui fra la Rice e Frattini. All’ordine del giorno anche il dossier afghano, dove la situazione statunitense si è fatta più pesante. In questo senso, i nuovi caveat già approvati dal governo Berlusconi rappresentano un’importante apertura per gli Stati Uniti rispetto alla linea tenuta dal precedente governo.
«La base italiana in Afghanistan resterà Herat - ha spiegato il ministro -. Se però ci sarà una richiesta del comando Nato, i nostri generali potranno, in sole sei ore, decidere di spostare le truppe in altre regioni». Anche, e forse soprattutto, nel sud del Paese, dove sono più aspri i combattimenti contro i talebani. Il che, ha aggiunto, «non vuole dire affatto che ogni giorno vi sia una richiesta di spostamento delle truppe dalla regione di Herat ad un’altra». Tanto che nelle ultime settimane non sono arrivate richieste da destare «un allarme particolare».
«Quella italiana - ha detto la Rice - è un’amicizia importante, visto quanto il governo di Roma si è attivato nell’ambito della comunità internazionale per promuovere negoziati e soluzioni condivise e decise». E forse è anche per questo che nel futuro del segretario di Stato, che sarà - come lei stessa ha dichiarato - lontano dalla politica, potrebbe esserci un po’ d’Italia. E non solo per lo shopping, «una delle cose che più mi è mancata in questi anni». «Ho in programma di recarmi a Firenze - ha concluso la Rice -. Ma prima, tornerò a Stanford, dove voglio mettermi a studiare l’italiano».

Da gennaio, dunque, per lei una nuova vita, fatta di studio e boutique.

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