Gaia Cesare
Sempre più isolato sul fronte interno e osteggiato dal suo stesso partito a causa del ritiro dalla Striscia di Gaza, il premier israeliano Ariel Sharon ha raccolto ieri, in ambito internazionale, i primi frutti della sua travagliata decisione di sgombero delle colonie.
La scelta storica di abbandonare una parte dei Territori palestinesi occupati ha dato vita a un altro storico passo, il primo segnale di avvicinamento tra Israele e uno dei più popolosi Paesi musulmani, il Pakistan. Nel teatro «neutrale» di Istanbul (come lo ha definito Dawn, giornale di Islamabad), il ministro degli Esteri israeliano Sylvan Shalom e il suo omologo pachistano, Khursheed Kasuri, si sono incontrati per colloqui in un meeting che non ha precedenti nella storia dei due Paesi. Divisi dalla religione e spaccati ancora di più dalla questione palestinese, che ha sempre spinto gran parte del mondo arabo (con lesclusione di Egitto, Giordania e Mauritania) a evitare relazioni diplomatiche con lo Stato ebraico, da ieri Israele e Pakistan hanno imboccato una strada che potrebbe portare presto allavvio di rapporti ufficiali, un auspicio espressamente manifestato da Shalom e dallo stesso Kasuri al termine del loro incontro. Lannuncio della svolta - secondo indiscrezioni - potrebbe già avvenire di fronte alla folta platea dellAssemblea generale delle Nazioni Unite, dove tra due settimane Sharon raccoglierà le glorie che non è riuscito a strappare in casa.
Da Gerusalemme, il portavoce di Shalom, Mark Regev, ha voluto comunque precisare che il nuovo corso inaugurato ieri non altererà le relazioni tra Israele e lIndia, amico israeliano anche in campo militare, legato da una storica inimicizia nei confronti di Islamabad, con la quale New Delhi ha rischiato più volte un pericolosissimo conflitto nucleare.
Ma se da una parte lavvicinamento tra i due Paesi sembra sia sostenuto dai governanti sauditi e dallAutorità nazionale palestinese - così ha riferito il presidente pachistano Pervez Musharraf - dallaltra il fronte palestinese non sembra rispondere con altrettanto entusiasmo. Il vicepremier dellAnp, Nabil Shaat, ha parlato di «momento poco propizio» e sostenuto che Israele, al quale «non è ancora il caso di fare nuovi regali», «deve ancora dimostrare il suo sincero attaccamento alla pace». Come prevedibile, ben più dura è stata la reazione degli integralisti di Hamas, che hanno parlato di «sconfitta per la causa palestinese». «Siamo molto dispiaciuti per questo passo del Pakistan e non lo capiamo. Lo consideriamo un passo indietro», ha detto il portavoce dellufficio politico dellorganizzazione, Musa Abu Marzuq.
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