Andrea Cuomo
da Roma
Potrebbe essere Roma il brodo di coltura della svolta «teocon» di Alleanza nazionale. Quella che rappresenta per molti la luce alla fine del tunnel imboccato dal partito dopo il referendum in cui il leader di via della Scrofa, Gianfranco Fini, ha votato (tre Sì e un No) in controtendenza rispetto al resto del partito e alla base.
Roma quindi. O meglio, le elezioni per il Campidoglio della prossima primavera, che si svolgeranno in contemporanea con il voto politico. Una sfida difficilissima, ai limiti della «mission impossible», stante il consenso larghissimo di cui gode Walter Veltroni. Per far traballare linquilino del Campidoglio ci vuole un richiamo forte: quello ai valori tradizionali, cattolici e familiari, messi in discussione proprio dallo strappo di Fini del 12 giugno.
Luomo giusto cè già. È quel Gianni Alemanno, ministro delle Politiche agricole apprezzato anche a sinistra, che nei giorni scorsi si è posto a capo degli anti-finiani dimettendosi dalla vicepresidenza del partito in polemica con la mancanza di dibattito interno e con «la posizione alibistica della libertà di coscienza, nonostante la stragrande maggioranza del partito si sia fortemente impegnata per lastensionismo attivo». Il dibattito tanto invocato poi si è avviato e continuerà nelle settimane che dividono il partito dallassemblea nazionale del prossimo 2 luglio. Ma nel frattempo le distanze tra lisolatissimo ministro degli Esteri e lopposizione interna guidata da Alemanno non si è colmata.
Il leader della destra sociali ha già nel cassetto un documento nel quale chiederà «la riconsacrazione di An ai valori di Fiuggi». Sotto il testo la firma sua, quella di Alfredo Mantovano, il sottosegretario che come Alemanno si è nei giorni scorsi dimesso dagli incarichi interni, quella di Publio Fiori e di Teodoro Buontempo. Ma Alemanno non si ferma qui. E già sta lavorando a unintesa con il lembo di An più vicino alla Curia, leggi Riccardo Pedrizzi, presidente della Consulta etico-religiosa di An e responsabile nazionale del partito per le politiche della famiglia
Ma la questione, ragiona Alemanno, non è la leadership di Fini, né la conta di amici e nemici, né tanto meno le conseguenze che lazzeramento degli organismi non previsti dallo statuto invocata ancora giovedì sera dal ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi potrebbe avere sui vertici del partito. La questione è la riconquista dellItalia profonda, attenta ai valori. Alleanza nazionale deve rilegittimarsi come forza patriottica, familistica, solidaristica ma soprattutto cattolica. Puntare insomma sul fattore B, B come Bush, che è riuscito a sconfiggere Kerry proprio richiamandosi ai valori radicati. Quelli che in Italia sono ancora vincenti al di là dei conteggi partitici, come dimostra il fallimento dei referendum sulla fecondazione artificiale.
E allora Roma potrebbe diventare il banco di prova della «Casa dei Valori» di cui Alemanno si candida a leader. Alemanno contro Veltroni, quindi.
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