Svolta «teocon» di Alemanno per puntare al Campidoglio

Dopo lo strappo di Fini, il ministro vuole rafforzare i richiami etici e religiosi dentro An. L’idea? Sfidare Veltroni a Roma nel 2006

Andrea Cuomo

da Roma

Potrebbe essere Roma il brodo di coltura della svolta «teocon» di Alleanza nazionale. Quella che rappresenta per molti la luce alla fine del tunnel imboccato dal partito dopo il referendum in cui il leader di via della Scrofa, Gianfranco Fini, ha votato (tre Sì e un No) in controtendenza rispetto al resto del partito e alla base.
Roma quindi. O meglio, le elezioni per il Campidoglio della prossima primavera, che si svolgeranno in contemporanea con il voto politico. Una sfida difficilissima, ai limiti della «mission impossible», stante il consenso larghissimo di cui gode Walter Veltroni. Per far traballare l’inquilino del Campidoglio ci vuole un richiamo forte: quello ai valori tradizionali, cattolici e familiari, messi in discussione proprio dallo strappo di Fini del 12 giugno.
L’uomo giusto c’è già. È quel Gianni Alemanno, ministro delle Politiche agricole apprezzato anche a sinistra, che nei giorni scorsi si è posto a capo degli anti-finiani dimettendosi dalla vicepresidenza del partito in polemica con la mancanza di dibattito interno e con «la posizione alibistica della libertà di coscienza, nonostante la stragrande maggioranza del partito si sia fortemente impegnata per l’astensionismo attivo». Il dibattito tanto invocato poi si è avviato e continuerà nelle settimane che dividono il partito dall’assemblea nazionale del prossimo 2 luglio. Ma nel frattempo le distanze tra l’isolatissimo ministro degli Esteri e l’opposizione interna guidata da Alemanno non si è colmata.
Il leader della destra sociali ha già nel cassetto un documento nel quale chiederà «la riconsacrazione di An ai valori di Fiuggi». Sotto il testo la firma sua, quella di Alfredo Mantovano, il sottosegretario che come Alemanno si è nei giorni scorsi dimesso dagli incarichi interni, quella di Publio Fiori e di Teodoro Buontempo. Ma Alemanno non si ferma qui. E già sta lavorando a un’intesa con il lembo di An più vicino alla Curia, leggi Riccardo Pedrizzi, presidente della Consulta etico-religiosa di An e responsabile nazionale del partito per le politiche della famiglia
Ma la questione, ragiona Alemanno, non è la leadership di Fini, né la conta di amici e nemici, né tanto meno le conseguenze che l’azzeramento degli organismi non previsti dallo statuto invocata ancora giovedì sera dal ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi potrebbe avere sui vertici del partito. La questione è la riconquista dell’Italia profonda, attenta ai valori. Alleanza nazionale deve rilegittimarsi come forza patriottica, familistica, solidaristica ma soprattutto cattolica. Puntare insomma sul fattore B, B come Bush, che è riuscito a sconfiggere Kerry proprio richiamandosi ai valori radicati. Quelli che in Italia sono ancora vincenti al di là dei conteggi partitici, come dimostra il fallimento dei referendum sulla fecondazione artificiale.
E allora Roma potrebbe diventare il banco di prova della «Casa dei Valori» di cui Alemanno si candida a leader. Alemanno contro Veltroni, quindi.

L’unico che potrebbe mettersi di traverso è l’altro ministro Mario Baccini, impegnato nello stesso percorso. Proprio lui, romano, Udc, potrebbe porsi come alternativa ad Alemanno nella caccia al Campidoglio. Ma sempre e comunque in nome di quei valori che sembrano ormai diventati la bacchetta magica del centrodestra.

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