Tagli anche all’eccellenza: sarà chiuso il centro trapianti

Vittima della razionalizzazione a tutti i costi del sistema ospedaliero voluta dalla giunta Marrazzo sta per cadere un altro caposaldo della medicina d’eccellenza. Si tratta del centro trapianti dell’Istituto nazionale tumori Regina Elena, l’Ifo per intenderci. E con la chiusura del reparto, che si occupa di ricerca e cura delle patologie neoplastiche epatiche e renali dei cosiddetti big killers, se ne andrà pure il primario dell’unità operativa, il professor Eugenio Santoro con altri quattro medici del suo staff tra cui il figlio Roberto.
Un trasferimento all’ospedale San Camillo-Forlanini che suscita curiosità visto che la nuova unità trapianti programmata con sede presso l’Irccs Spallanzani, ancora non ha visto la luce. Si dovrà fare i conti con i tempi di realizzo e le risorse da mettere a disposizione. Ma il trasferimento è prossimo. E per un primario e un reparto «che vanno», un nuovo primario e un nuovo reparto «che vengono». Infatti per Santoro, malgrado i 69 anni, al di là del primariato prolungato oltre il limite di età si profilerebbe addirittura la nomina di presidente del Comitato di indirizzo degli Ifo che, a oggi, con il titolo di primario presso gli Istituti fisioterapici ospitalieri non potrebbe ricoprire per questioni di incompatibilità.
Ma c’è di più. Per la sostituzione di colui che andrebbe ad occupare l’incarico di Santoro ci sarebbe addirittura un contratto fiduciario a chiamata diretta e «radio corsia» darebbe per certa l’arrivo di un ex assistente dello stesso Eugenio Santoro. Voci che, se confermate, sulla base della normativa vigente costituirebbero delle violazioni di legge belle e buone. È a questo infatti che si appellano i 150 medici dell’Ifo - secondo i quali «la Divisione esprime potenzialità interne in grado di offrire alti modelli clinici all’utenza» - per chiedere al manager degli Ifo Marino Nonis, al direttore sanitario Amalia Allocca e al direttore scientifico del Regina Elena Paola Muti un apposito concorso per il ruolo di primario «evitando illegittimi trasferimenti da realtà sanitarie la cui missione non include la ricerca». Su queste stesse basi si fonda l’atto di diffida recapitato ai vertici Ifo e all’azienda San Camillo-Forlanini, per scongiurare abusi e illegittimità su nomine fiduciarie che esulano dall’avviso pubblico. Ed è scesa in campo anche la politica per impedire lo smantellamento del Centro di trapianti e chirurgia del fegato dell’Ifo e l’ipotesi di trasferimento al San Camillo. Per il vicepresidente della commissione regionale Sanità Stefano De Lillo (Forza Italia) oltre al fatto che il trasferimento porterebbe un grave danno economico è necessario che «vengano date risposte concrete su quali siano le ragioni dello smantellamento dell’unità presso il polo oncologico per spiegare l’efficacia del provvedimento e i risultati che dovrebbero essere prodotti. Per adesso l’unico risultato certo sono le voci che circolano sul fatto che il nuovo primario verrà ingaggiato a chiamata diretta bypassando le normative in vigore».

A richiamare all’ordine il governatore Piero Marrazzo e l’assessore alla Sanità Augusto Battaglia ci si mette pure Gianfranco Bafundi (Udeur) che invita la regione a impegnarsi affinché «il primariato venga affidato previo espletamento di concorso pubblico».

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